E’ il 4 gennaio, sono le 11:30 e avvistiamo terra. E’ la Martinica. Man mano che ci avviciniamo i contorni prendono forma, è montagnosa, ma con curve dolci, il monte più alto, a nord, è quasi 1.500 metri. Poi iniziamo a vedere la costa, molto frastagliata. Per ultimi i colori, tanto verde; che bello rivedere i colori della terra. A qualche miglio dalla punta sud, iniziamo a zig-zagare tra le nasse dei pescatori, mal segnalate, sempre più ravvicinate. Sul capo il vento aumenta, 25-30 nodi, una volta scapolato, il mare finalmente si calma. Dopo 20 giorni di onde, più o meno grandi, più o meno incrociate, finalmente ZoomaX fila sul mare piatto. Ci avviciniamo all’ingresso della profonda baia di Le Marin, che qui chiamano ‘cul de sac’. E’ costellata di secche, quindi bisogna percorrere un canale, ben segnalato. La vegetazione è rigogliosa.
Vediamo in fondo alla baia una foresta di alberi, non di legno... di alluminio. Sono gli alberi di centinaia di barche in rada. Il porto ha 7 pontili. Monica, che è arrivata ieri in aereo, ha prenotato un posto in banchina, e quando arriviamo è lì che ci aspetta.
Venti giorni in oceano sono difficili da raccontare.
Ci sono alcune parole che costituiranno le fondamenta dei nostri ricordi di questa esperienza straordinaria:
Il blu: tra cielo e mare, crediamo di aver visto tutte le tonalità di blu che la natura possa offrire.
L’immensità: non è solo la sensazione data dalla consapevolezza di avere la terra più vicina a migliaia di chilometri. E’ un senso di vertigine che viene al pensiero della profondità del mare sotto di noi, al cielo infinito che ci sovrasta, alla terra così lontana.
La stanchezza: non è stato un viaggio riposante. 19 notti con i turni di guardia e il sonno irregolare, il rollio continuo che rendeva complicata qualsiasi attività a bordo. E’ stato faticoso.
L’amore: si manifesta nel desiderio, anche nei momenti più difficili, di non essere da nessuna altra parte se non qui, noi due, in mare, su ZoomaX.
La pace: difficile da spiegare. Non è che le inquietudini spariscano. Questa immersione totale nella natura ha però un effetto benefico sulla capacità di accettazione.
La solitudine: un po’ l’abbiamo sentita. Si provano sensazioni molto personali, quindi difficili da condividere. Solitudine anche reale. Lasciate le Canarie, abbiamo incontrato una sola barca, di notte e a diverse miglia da noi.
Anche gli ‘abitanti’ dell’oceano si sono visti raramente, ad eccezione dei pesci volanti che di giorno facevano lunghi voli a pelo d’acqua, e di notte ci saltavano sul ponte, morendo miseramente. Solo le lampughe abboccavano abbondanti alle nostre lenze. Pochi anche i cetacei, non abbiamo incontrato balene, pochi delfini sono venuti a trovarci.
Abbiamo avuto condizioni meteo inattese: dov’erano l’aliseo e la lunga onda oceanica? Non in Atlantico, non alla nostra latitudine, non in questo dicembre 2012. Questa transat rimarrà nella nostra memoria per il poco vento e per la presenza costante di onde corte ed incrociate.
Ci sono alcune parole che costituiranno le fondamenta dei nostri ricordi di questa esperienza straordinaria:
Il blu: tra cielo e mare, crediamo di aver visto tutte le tonalità di blu che la natura possa offrire.
L’immensità: non è solo la sensazione data dalla consapevolezza di avere la terra più vicina a migliaia di chilometri. E’ un senso di vertigine che viene al pensiero della profondità del mare sotto di noi, al cielo infinito che ci sovrasta, alla terra così lontana.
La stanchezza: non è stato un viaggio riposante. 19 notti con i turni di guardia e il sonno irregolare, il rollio continuo che rendeva complicata qualsiasi attività a bordo. E’ stato faticoso.
L’amore: si manifesta nel desiderio, anche nei momenti più difficili, di non essere da nessuna altra parte se non qui, noi due, in mare, su ZoomaX.
La pace: difficile da spiegare. Non è che le inquietudini spariscano. Questa immersione totale nella natura ha però un effetto benefico sulla capacità di accettazione.
La solitudine: un po’ l’abbiamo sentita. Si provano sensazioni molto personali, quindi difficili da condividere. Solitudine anche reale. Lasciate le Canarie, abbiamo incontrato una sola barca, di notte e a diverse miglia da noi.
Anche gli ‘abitanti’ dell’oceano si sono visti raramente, ad eccezione dei pesci volanti che di giorno facevano lunghi voli a pelo d’acqua, e di notte ci saltavano sul ponte, morendo miseramente. Solo le lampughe abboccavano abbondanti alle nostre lenze. Pochi anche i cetacei, non abbiamo incontrato balene, pochi delfini sono venuti a trovarci.
Abbiamo avuto condizioni meteo inattese: dov’erano l’aliseo e la lunga onda oceanica? Non in Atlantico, non alla nostra latitudine, non in questo dicembre 2012. Questa transat rimarrà nella nostra memoria per il poco vento e per la presenza costante di onde corte ed incrociate.
Ora, insieme agli amici Monica ed Enrico, andiamo in esplorazione della Martinica, a goderci finalmente il mare dei tropici.