Andare per mare, per conoscere la terra



giovedì 12 marzo 2015

Maldive

Qui ritroviamo tutto cio che ci è mancato negli ultimi mesi trascorsi nel sud-est asiatico: la vita da atollo! Ormai sono quasi tre anni che circumnavighiamo il mondo in barca, quasi sempre alle latitudini tropicali, ad eccezione del primo periodo in Mediterraneo e nel Nord Atlantico e dei sei mesi in Nuova Zelanda. Sulla nostra rotta attraverso l’Oceano Atlantico, il Pacifico e l’Indiano ci siamo fermati in isole molto turistiche come le Grenadine, Tahiti, Bali, Phuket, più spesso abbiamo prediletto zone remote, come le Marchesi, Niue, le Lau (Fiji), Vanuatu o le Luisiadi (PNG), ma finora la nostra preferenza assoluta è andata a posti come San Blas a Panama, Tuamotu in Polinesia Francese, ed ora le Maldive. Molto diversi tra di loro, ma con una caratteristica morfologica comune: l’essere degli atolli. I loro colori ci ipnotizzano, gli ancoraggi protetti nelle lagune ci rilassano, i piccoli villaggi abitati da poche decine di anime ci consentono di entrare in un contatto genuino con le popolazioni locali, le immersioni nelle pass e  le lunghe nuotate nelle loro acque cristalline ci appassionano, i ritmi tranquilli delle giornate ci incantano. Questa è la vita da atollo, ed è esattamente quello che ci ha spinto a partire dall’Italia per affrontare questa grande avventura!
Dopo sei mesi trascorsi tra Indonesia, Malesia, Thailandia e India siamo in crisi di astinenza!
Alle 7 del mattino del 19 febbraio arriviamo a Uligan, piccola isola nell’atollo di Ihavandhippolhu, all’estremo nord delle Maldive, caliamo l’ancora in 15 metri di acqua cristallina, e aspettiamo l’arrivo dei funzionari doganali. Una piccola manta si avvicina a ZoomaX e A Go Go, una coppia di delfini nuota pigramente non lontano. Sotto la barca passa un gruppetto di seppie, e tutto il mare pullula di pesci colorati di barriera, in particolare di piccoli balestra blu.
Le formalità doganali sono snelle e veloci, i funzionari di dogana, immigrazione, quarantena e guardia costiera, vengono insieme a bordo, con il nostro efficiente agente Assad, assad@realseahawksmaldives.com. Nel giro di una mezz'ora siamo liberi di scendere a terra. Unica nota dolente, le spese: più di 800 $, tra permesso di navigazione, tasse doganali, e spese di agenzia.


Dopo una buona dormita ristoratrice, cominciamo la nostra navigazione tra gli atolli maldiviani. La prima sosta è in un resort dove recuperiamo Monica. È la sesta volta che ci raggiunge su ZoomaX e ha condiviso con noi momenti importanti del viaggio: il primo passaggio nello stretto di Gibilterra, l’arrivo ai Caraibi dalla traversata atlantica, il transito nelle chiuse del canale di Panama, la navigazione alle Fiji, la vita di terra a Bali. Siamo contenti di rivederla.
Ci aspetta al Hideaway, resort di lusso sull'isola di Gaafushi, frequentato prevalentemente da cinesi. Il contesto è di una bellezza mozzafiato, un po’ meno i chiassosi e maleducati clienti.


Facciamo una sosta a Kulhudhdhuffushi, principale porto nel nord delle Maldive, per fare cambusa.
Purtroppo non c’è un mercato e per riuscire a comprare un po’ di frutta e verdura dobbiamo fare il giro di tutti i negozietti. Troviamo le carote nel primo, un ananas in quello successivo, due verze ancora più avanti, tre papaye e qualche lime nell’ultimo in fondo. Anche in questa ‘cittadina’ le strade sono in sabbia bianca e la gente si muove perlopiù in bicicletta.


La tappa successiva è Feevah, un’isola di cui ci innamoriamo.




Ancoriamo di fronte ad una magnifica spiaggia bianca, ma non è lei ad attirare la nostra attenzione, bensì la rigogliosità della vegetazione alle sue spalle.  Appena sbarcati con i dinghy, ci fermiamo a salutare un gruppo di uomini che sta caricando tonnellate di frutta su una barca. È uno di loro, Rasheed, a svelarci l’arcano. Feevah è un’isola giardino, grazie alla fertilità del suo suolo, cosa non comune sulle isole coralline. Manghi, banane, papaye, angurie, etc, crescono in abbondanza. Tutto ciò che coltivano viene venduto ai resort. Rasheed ci accompagna al villaggio, un agglomerato di piccole case dai colori pastello, ben tenute e pulite. 



La gente ci osserva con curiosità. Rasheed spiega che sono sorpresi di vedere degli stranieri nel loro villaggio, così lontano dai circuiti turistici. Dopo un primo momento di esitazione, un signore anziano ci invita nel suo giardino e ci offre dei cocchi da bere, raccolti sotto i nostri occhi. Proseguendo la passeggiata, non riusciamo a camminare per più di cinquanta metri senza che qualcuno ci fermi per offrirci qualcosa: una giovane donna raccoglie per noi delle strane piccole pere rosse, un ragazzo che sta tirando un carretto pieno di banane, ne sporge una per ciascuno, una donna velata esce di casa per farci assaggiare il frutto dell’albero del pane appena fritto. Infine arriviamo a casa della mamma di Rasheed, che troviamo seduta all’ombra a chiaccherare con le altre donne di famiglia. Ci invitano ad unirci a loro.
Il loro senso dell’ospitalità ci commuove e ci spiazza. Ci viene istintivo chiederci come ricambiare, ma capiamo subito che non è quello che si aspettano. Assaporano invece il piacere di condividere la bellezza della loro isola con dei visitatori.
Concludiamo il giro visitando l’edificio dove si trovano i generatori che forniscono l’energia elettrica.
Sulla via del ritorno passiamo di fianco ad un campo di pallavolo, dove due squadre di ragazze rigorosamente coperte dal chador, sono impegnate in un’agguerrita partita a pallavolo, spronate dall’ allenatore.

I volti di Feevah resteranno a lungo impressi nella nostra memoria.





E’ giunto il momento di dedicarci alla nostra grande passione: la subacquea.
Per questo ci trasferiamo a Dharavandhoo. E’ un’isola nell’atollo di Baa dove due istruttori italiani, Virgilio e Jessica, hanno aperto un diving center in un villaggio maldiviano. E’ solo da pochi anni, più precisamente dal 2012, che la legge consente lo sviluppo di strutture turistiche sulle isole abitate dalla popolazione locale. Finalmente si può venire alle Maldive senza doversi rinchiudere in un resort. E Dharavandhoo ha saputo approfittare dell’occasione aprendo 3-4 piccole Guest Houses, ben inserite nel contesto del villaggio di pescatori.



Grazie a Virgilio otteniamo dal consiglio del villaggio il permesso di ancorare all’interno del porticciolo. E’ una novità assoluta per Dharavandhoo. ZoomaX e AGoGo sono le prime barche a vela in visita. 


Per noi è una grande fortuna, perché non ci sono ancoraggi nelle vicinanze. Il fondale è troppo profondo e scarseggiano i ridossi.
Qui troviamo anche la nostra amica Giulia, subacquea scatenata, in vacanza.
 


Ci aspettano cinque giorni di immersioni entusiasmanti insieme.





Riportiamo il sito del Diving Center: www.dharavandhoodiving.com, bella struttura, staff professionale, ottima organizzazione. Bravi!
 
Salutiamo Monica che purtroppo riparte e riprendiamo la navigazione verso sud. Ciao Monica, alla prossima!


Facciamo ancora due soste, dedicate alla subacquea: a Goidhoo, sul reef oceanico, ci immergiamo nell’acqua blu cobalto e ci lasciamo trasportare dalla corrente circondati da banchi di pesci pelagici. 
Le immersioni a Rashdoo sono memorabili; raramente abbiamo visto una tale quantità di pesce insieme: appena ci tuffiamo sul reef esterno di Madivaru e raggiungiamo i 30-35 metri di profondità, ci viene incontro uno squadrone di 16 aquile di mare. Poco dopo raggiungiamo la punta dove stazionano un trio di squali grigi, e qualche pinna bianca. Ci fanno capire che siamo sul loro territorio, quindi dopo averli ammirati per un po’ ci allontaniamo in direzione della pass dove ci facciamo trasportare dalla corrente, accompagnati da centinaia di tonni e carangidi, e da un codazzo di platax che ci seguono come dei cagnolini. La risalita è tra una nuvola di piccoli balestra blu. Fantastico!

Ora ci troviamo a Male, per i necessari rifornimenti di carburante e cibo. Dopo settimane di ancoraggi solitari, qui è il caos. Barche charter che partono e arrivano in continuazione, pescherecci con i generatori perennemente accesi, aerei ed idrovolanti decollano ed atterrano sulla nostra testa, senza sosta.
Non vediamo l’ora di ricominciare a gironzolare per gli atolli.