Andare per mare, per conoscere la terra



mercoledì 24 ottobre 2018

Brasile, Saõ Paulo e Iguaçu

La visita alle cascate di Iguaçu rappresenta l’essenza di quel che il Brasile ci ha trasmesso fin dal nostro arrivo. La bellezza della natura incontaminata di questo paese costituisce il suo più grande patrimonio.


Prima però dobbiamo fare un passo indietro.
Nell’ultimo post ci eravamo lasciati ad Ubatuba, cittadina anonima, senza alcuna attrattiva se non la natura incontaminata che la circonda e le lunghe spiagge bianche. Interessante invece è l’ilha Anchieta, di fronte ad Ubatuba, oggi parco naturale in cui risiede una grande varietà di animali (capibara, scimmie, procioni, marsupiali, etc), in passato carcere di massima sicurezza. Ci sono ancora i resti del penitenziario destinato, negli anni 1930-40, ai prigionieri politici dal dittatore Vargas. Nel 1952 ci fu una sanguinosa rivolta dei detenuti a seguito della quale il carcere venne chiuso.
Poco più a sud ci fermiamo a Ilha de Sao Sabastião, più nota come Ilhabela. L’approccio è notevole. Ci infiliamo nel canale tra l’isola e la costa. Ilhabela è montagnosa, la vegetazione anche qui rigogliosissima si alterna a cadute di roccia su cui si riversano diverse cascate, le abitazioni sono per lo più piccoli condomini e belle ville sui pendii. Bianche spiaggette separano il blu del mare dal verde che ricopre l’isola.


 




Ormeggiamo ad una boa dello Iate Clube de Ilhabela. È probabilmente lo YC più attivo nell’organizzazione di regate di tutto il Brasile, Torben Grael qui è di casa. Ci piace molto Ilhabela, visitiamo la costa occidentale spostandoci con i mezzi pubblici, ci piacerebbe fermarci più a lungo per visitare anche l’interno e la costa orientale, più selvaggia, ma dobbiamo avviarci verso Guarujà (Santos), dove metteremo la barca in secca per tornare a casa.

Dopo quattro mesi, il 21 settembre, primo giorno di primavera australe, ritorniamo su ZoomaX. È la prima volta in sei anni che lasciamo la barca per un periodo così lungo. 
La scelta del cantiere è stata complessa, molteplici i fattori in gioco: condizioni climatiche, sicurezza, costi, complessità burocratiche. L’idea iniziale era fermarci in Uruguay, a Piriapolis ma le grandi distanze da coprire per arrivare fin là ci avrebbero costretto ad una discesa della costa brasiliana troppo rapida, sarebbe stato un peccato. Inoltre Piriapolis, d’inverno, è battuta dal Pampero, vento che spesso raggiunge forza di burrasca. Per contro in Brasile i costi della sosta in secca sono elevati e la burocrazia può essere complicata. Dopo una lunga ricerca, resa più difficile dalla scarsa dimestichezza dei brasiliani con le lingue straniere, la scelta è andata al Pier 26 di Guarujà, vicino a Santos, area portuale della città di Saõ Paulo. 
A posteriori possiamo dire che è stata una buona opzione. Lo spazio in secca è davvero grande, in parte coperto in parte scoperto, un pontile per la sosta in acqua, tutto pulito e ordinato, c’è una predominanza di barche a motore ma anche diverse vele. C’è un bar, una mensa per pranzo, il personale è molto gentile. Tra le barche ferve l’attività, dalla falegnameria alla resinatura, dalla meccanica alla pittura. Gestito in prevalenza da donne, Teresa la proprietaria, Eliane, Luz, Camila, ma anche Edson, Adilmo, Waldemir, etc, una squadra che lavora in modo affiatato, con efficienza e puntualità.  

Il bacino di carenaggio, largo 5 mt, è giusto giusto per ZoomaX


Il team del Pier 26
Ritroviamo ZoomaX in buone condizioni, salvo per uno strato di muffa che ricopre il ponte, ed una serie di nidi nel tubo di scappamento e nel boma.




I lavori da fare non sono tanti, i soliti tagliandi a motore e generatore, la revisione della pompa dell’acqua del generatore, la sostituzione dei cuscinetti dell’eolico, altre piccole manutenzioni varie e l’antivegetativa (la Trilux 33 in Brasile non viene commercializzata, abbiamo dovuto quindi ripiegare sulla Micron Navigator, autolevigante pura…vedremo quanto durerà!). L’unico lavoro sgradevole e particolarmente faticoso è la pulizia dei serbatoi del gasolio, che decidiamo di affrontare dopo esserci fatti una cultura sui diesel brasiliani. Abbiamo imparato, troppo tardi, che bisogna assolutamente evitare di miscelare il Maritimo con il Verana in quanto si può verificare una reazione chimica che favorisce lo sviluppo della mucillagine. Esiste un terzo tipo di gasolio, l’S10, che dovrebbe essere compatibile con entrambi. A conferma dei nostri sospetti, troviamo sul fondo dei serbatoi uno strato consistente di morchia. Per la rimozione ci trasformiamo in contorsionisti, ma il risultato finale è gratificante.





Prima di lasciare il Pier 26, approfittiamo dell’ormeggio sicuro di ZoomaX per andare a visitare le cascate di Iguaçu. Eravamo preparati a goderci la vista di queste decine di cascate immerse nella giungla pluviale. Ci troviamo invece a vivere un’esperienza sensoriale profonda: il fragore delle cascate è penetrante, ti entra nelle orecchie, nella testa e non se ne va più; la vista della caduta tumultuosa dell’acqua è ipnotizzante, potresti stare ore a guardarla; il soffio di acqua nebulizzata che ti avvolge è depurante, sei fradicio ma non ci fai caso. La natura si manifesta qui in tutta la sua forza travolgente, è uno spettacolo straordinario! 
Il video prova a trasmettere alcune di queste sensazioni www.youtube.com/watch?v=Cl1Y3OfkbAw&feature=youtu.be
 
 






Le cascate si trovano al confine tra Brasile, Argentina e Paraguay, poco prima che il Rio Iguaçu confluisca nel Rio Paranà. In questo punto il fiume scorre su un altipiano basaltico che termina bruscamente dove un tempo si arrestò il flusso lavico e genera un ampio fronte di cataratte.
La visita sui due lati del fiume fornisce una diversa visione delle cascate. Sul lato argentino sentieri e passerelle consentono di avvicinarsi molto, sia nella parte superiore sia in quella inferiore, mentre dal lato brasiliano si ha più una vista d’insieme.
Una variegata popolazione animale vive nella giungla pluviale che circonda il corso d’acqua. Alcune specie, come i puma ed i giaguari sono in via di estinzione mentre coati, iguane, scimmie cappuccino  ed uccelli tropicali sono molto comuni.




 


Al Parque das Aves vediamo alcune specie di uccelli e rettili endemici, difficili da incontrare in natura.
 





Al ritorno in cantiere facciamo gli ultimi preparativi e con la prima marea favorevole partiamo da Guarujà in direzione sud. Percorriamo le prime 230 miglia con buone condizioni di vento. La ZoomaX è in forma, noi un po’ meno, come sempre dopo una lunga sosta patiamo il mal di mare per le prime 24 ore. Ora ci troviamo in rada a Porto Belo, in attesa del passaggio di un fronte freddo. Iniziamo a prendere confidenza con queste perturbazioni che dovremo imparare a conoscere bene nei prossimi mesi di navigazione verso il grande sud. 

Per vedere la posizione di ZoomaX clicca sulla mappa in alto a destra.

mercoledì 9 maggio 2018

Brasile, Rio de Janeiro

Museo del Domani di Calatrava
Durante la navigazione a sud dello stato di Bahia viviamo qualche istante di preoccupazione per la formazione di una tromba d’aria non lontano dalla nostra posizione. In un primo momento in verità ne vediamo due ma una fortunatamente si dissolve in fretta. Accendiamo il radar per individuarne la posizione; si trova a circa 6 miglia, non è facile capire la traiettoria in quanto si muove poco. Tiriamo giù la randa e proseguiamo a motore, con rotta divergente, tenendola d’occhio. E’ impressionante osservare, anche da questa distanza, il risucchio dell’acqua dalla superficie del mare. Dopo circa 20 minuti con grande sollievo la vediamo dissolversi!

 
Dopo una breve sosta a Vitoria, affrontiamo 200 miglia di navigazione senza vento, o quel poco che c’è è in prua piena, mentre siamo circondati da temporali che ogni tanto ci investono … insomma non esattamente le condizioni previste. Ogni tanto va così!
Finalmente arriviamo a Buzios, nota località balneare gettonata dagli abitanti di Rio che si trova a circa 150 km. Nato come villaggio di pescatori Buzios divenne una località alla moda negli anni ’60 grazie alla presenza di Brigitte Bardot che la frequentò con il fidanzato brasiliano Bob Zagury. A parte un bel lungomare, il paese non offre grandi attrattive, a meno che non ci si voglia dedicare allo shopping.

Di una bellezza mozzafiato invece è la spiaggia de l’Ilha do Cabo Frio, anche conosciuta come Ilha do Farol, isola disabitata dove Anna trascorse le vacanze di Natale da bambina, quando viveva in Brasile.



Due famiglie su un’isola deserta, due tende, cibo e acqua necessari per la sopravvivenza ed un cane per tenere lontani i serpenti, quanto basta per creare un ricordo indelebile, tra i più emozionanti dell’infanzia!


Oggi l’isola continua ad essere disabitata, salvo per un piccolo presidio militare ma, durante il giorno, la spiaggia viene letteralmente invasa dai turisti che arrivano dalla terraferma con le barche da daily cruise.
Solo al tramonto, quando i gitanti se ne vanno, scendiamo a terra e Anna rivive la magia di allora!

 

 


L’aspettativa per l’arrivo a Rio de Janeiro era altissima. Invece forse complice il controluce del tramonto la visibilità è pessima, riusciamo a malapena a distinguere il Cristo Redentore sul Corcovado mentre la città è avvolta nella foschia. Sfiliamo sotto il Paõ de Açucar che sembra fare da guardiano alla grande Baìa de Guanabara.
 

Ormeggiamo la barca sul lato est della baia, al Charitas yacht club di Niteroi, e facciamo i turisti per qualche giorno.
Veniamo allertati sui pericoli della città e sommersi di raccomandazioni, tra le quali quella di evitare di andare in giro nei giorni festivi.
Nostro malgrado ci ritroviamo a visitare la città durante un weekend lungo per la festa di San Giorgio, patrono della città.
Con occhio vigile ma senza una reale sensazione di pericolo, prendiamo mezzi pubblici, camminiamo per le strade (certo evitando i vicoli deserti), frequentiamo zone turistiche e altre meno.
Andiamo a vedere il museo del domani (Museo do Amanhã) progettato da Calatrava, l’Escadaria Selaròn, saliamo a Santa Teresa con il tram e li facciamo pranzo in un locale storico, Armazém Saõ Thiago. Poi raggiungiamo Ipanema con la metro e passiamo una mezza giornata a passeggiare lungo la spiaggia e mangiare gamberoni in un chioschetto.

Museo del Domani di Calatrava
 


Escadaria de Selarón



Pira Olimpica e Nossa Senhora da Candelaria

 



Museo d'Arte Contemporanea di Oscar Niemeyer a Niteroi
Nei punti nevralgici della città notiamo la presenza non solo delle forze di polizia ma anche dei militari. Proprio la critica al decreto che affida la gestione della sicurezza della città di Rio all’esercito, costituisce uno degli ultimi atti di Marielle Franco, consigliera comunale, assassinata il 14 Aprile. Marielle, nei pochi mesi di attivismo politico era diventata un’icona della lotta per i diritti delle minoranze, ed oppositrice degli abusi perpetrati dai militari nelle favelas, da cui lei stessa proveniva e dove ancora abitava. La sua morte ha suscitato una forte reazione nella popolazione, di cui troviamo testimonianza ad ogni angolo di strada.


Lasciamo Rio di Janeiro in una bella giornata di sole e dopo aver rivolto un ultimo sguardo al Paõ de Açucar, passiamo davanti alla spiaggia di Copacabana, la cui immagine riassume efficacemente le contraddizioni di questa città, con le favelas che fanno da sfondo agli appartamenti lussuosi nei grattacieli che si affacciano sull’oceano.


Sessanta miglia ci separano da Ilha Grande e la baia di Angra dos Reis, area preferita di navigazione per la maggioranza delle barche da diporto brasiliane. Angra dos Reis è un’enorme insenatura con centinaia di ancoraggi protetti grazie alla conformazione irregolare della costa. La vegetazione di Ilha Grande è esplosiva, la foresta pluviale atlantica sembra volersi tuffare anche in mare, con i suoi riflessi che tingono di verde l’acqua. Bisogna ringraziare il passato di quest’isola per il suo aspetto incontaminato; fu infatti covo di pirati, poi lebbrosario ed infine penitenziario di massima sicurezza. Oggi c’è solo un piccolo centro abitato e poche altre costruzioni sparse, nessuna strada e quindi anche nessuna automobile.
Ci spostiamo da un ancoraggio all’altro, nuotiamo nelle sue acque calde, a volte torbide, ma ricche di pesci, tartarughe, pastinache, aquile di mare. Alcune spiagge sono davvero idilliache; Lopes Mendes ci ricorda White Haven Beach alle Whitsundays in Australia. Lì fotografiamo alcuni piccoli avvoltoi, che atterrano sulla spiaggia e camminano goffamente alla ricerca di qualcosa da mangiare, per niente intimoriti dalla nostra vicinanza. Ci addentriamo nella foresta, cercando di non farci mangiare dalle zanzare, ma non riuscendo ad evitare di essere massacrati dai borrachudos.  

 

 
 



Nella breve navigazione verso Paraty, il vento debole e le acque calme ci consentono di calare in acqua il gommone per fare qualche foto alla nuova vela, il PFR realizzato da OneSails Sicilia su nostro disegno.  


Paraty è una cittadina coloniale che ebbe il suo momento di gloria alla fine del ‘600 quando tutto l’oro del Minai Gerais convergeva nel suo porto. Gli edifici del centro ben conservati, sono tutti bianchi con porte ed infissi dei più svariati colori e si affacciano su strade di un acciottolato irregolare, chiuse al traffico automobilistico. Al di là dei muri di cinta o degli ingressi aperti intuiamo che molte di queste case hanno dei meravigliosi patii interni.









Ormeggiamo ZoomaX a Marina do Engenho. Il marina è di proprietà di Amyr Klink, il più famoso navigatore brasiliano, che ha più volte circumnavigato l’Antartide con le sue barche in alluminio, Paratii e Paratii II, ormeggiate sul pontile di fronte a noi. 




Lasciamo lo stato di Rio de Janeiro, e proseguiamo la navigazione verso sud. In questo momento ci troviamo a Ubatuba, e ci stiamo avvicinando a Santos, lo sbocco al mare della città di Saõ Paulo, dove lasceremo la barca in secca per l’inverno australe, mentre noi torneremo a casa.

Per vedere la posizione, clicca sulla mappa in alto a destra.