Andare per mare, per conoscere la terra



lunedì 9 aprile 2018

Brasile, Bahia



Colore. È la prima parola che viene da associare al Pelourinho, il cuore della centro storico di Salvador de Bahia.
A cominciare dalla mappa della città che viene fornita dall’ufficio del turismo.


Ormeggiamo ZoomaX nel piccolo marina del Terminal Nautico e a pochi passi di distanza prendiamo lo storico ascensore, l’elevador Lacerda, che ci porta alla città vecchia.



Andare a spasso per le viuzze acciottolate del Pelourinho mette allegria. I recenti restauri hanno riportato alla luce i colori vivaci degli edifici coloniali del '600-'700. 
Ovunque si sente musica di sottofondo, la gente canticchia mentre cammina per strada, gruppi di persone si radunano in piazza o nei bar, vecchi e giovani insieme e suonano, cantano, ballano, così…spontaneamente.
La grande maggioranza della popolazione che si incontra per strada ha la pelle nera. Sono tutti discendenti degli schiavi portati in Brasile a milioni per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero, tabacco, caffè, etc molto diffuse in questa regione (si stima siano stati quasi cinque milioni tra il XVI e il XVIII secolo). Salvador oggi è la città al di fuori dell’Africa con il maggior numero di abitanti di origine africana. Salta subito all’occhio l’orgoglio con cui vengono custodite le tradizioni delle origini, dalla spiritualità, con la larga diffusione del candomblé, allo sport con la capoeira nata come lotta degli schiavi contro i padroni, e sviluppatasi come forma di arte marziale.
Anche la cucina bahiana ha molti ingredienti e sapori tipicamente africani, l’olio di palma, il latte di cocco e il coriandolo tra gli altri. Da non perdere un pranzo all’accademia culinaria Senac, dove si possono gustare oltre 40 specialità bahiane in modalità self-service. 


 

 





La chiesa ebbe come sempre un ruolo di primo piano nella storia coloniale di questa città. Significativo il contrasto tra l’opulenza della chiesa/convento barocca di Sao Francisco e la semplicità della chiesa Nossa Señora do Rosàrio dos Pretos, costruita dagli schiavi neri su un terreno ricevuto in dono dal re del Portogallo.

São Francisco



Ordem terceira de São Francisco
Nossa Señora do Rosàrio dos Pretos
Dopo una settimana di turismo a Salvador, approfittiamo dell’arrivo in aereo di Giorgio e Gisella dall’Italia, per accompagnarli ad Itaparica dove è ormeggiata la loro barca. Saudade III non è una barca qualsiasi, è un Amel che ha trascorso gli ultimi 16 anni in Patagonia e Terra del Fuoco e Giorgio non è un navigatore qualunque, è l’autore della più bella guida nautica mai letta, sulla zona di navigazione più ostica al mondo.


Nei pochi giorni che trascorriamo insieme, Giorgio ci introduce al Grande Sud, alle meraviglie di quella terra remota, ci dà consigli sulla navigazione, sugli ancoraggi nelle calette dei canali cileni, sulle tecniche per difendersi dai temibili williwaws. Lo sfiniamo di domande e alla fine lo costringiamo anche a scrivere una dedica sulla nostra copia del suo libro. Grazie per la pazienza Giorgio, buon vento a voi e buona navigazione verso Trinidad.

Itaparica, ancoraggio e marina sullo sfondo
Itaparica villaggio
Lasciamo Baìa de Todos os Santos, sfilando di fianco ai grattacieli di Salvador e dirigiamo la prua di ZoomaX verso l’Arcipelago Abrolhos, a 300 miglia a sud. 

  
Il fondo dell’Oceano Atlantico in questo tratto di costa risale velocemente dai 2000 ai 50 metri di profondità e crea un’enorme piattaforma sommersa che si estende per 450 miglia di lunghezza, tra Belmonte (Porto Seguro) e Capo Frio (Rio de Janeiro) e oltre 100 miglia al largo. Nel tratto intorno ad Abrolhos, il fondale è ancora più basso, tra i 10-20 metri, puntellato di teste corallo che risalgono fino alla superficie. Da qui deriva il nome dell’arcipelago con il quale si intendeva dare un consiglio ai navigatori di passaggio: ‘Abra los olhos’.
Avvistiamo le isole a poche miglia dall’arrivo. Si tratta infatti di cinque piccole isolette basse, senza vegetazione se non una manciata di palme e un tappeto erboso. L’isola maggiore, Santa Barbara, ospita una piccola base della marina militare e un bel faro. Contattiamo i militari che ci accordano il permesso di ancorare. Ci sono altre due barche a vela brasiliane. 
 


 L’Arcipelago Abrolhos è il primo Parco Nazionale isituito in Brasile, negli anni ’80, ed è presidiato da due guardiaparco. Sono due ragazze che vengono a bordo per istruirci sulle regole del parco. In sostanza possiamo nuotare e fare snorkeling ovunque, ma non possiamo sbarcare. Naturalmente è vietato pescare e gettare rifiuti in mare, anche organici. Ci spiegano che si tratta del reef più ricco dell’Atlantico Meridionale. Al primo bagno ne abbiamo conferma, non tanto in termini di corallo, la cui varietà è limitata e poco colorata, quanto per la quantità e varietà di pesce: pesci di barriera in abbondanza, cernie, carangidi, tonnetti, aquile di mare, tartarughe, razze. Andiamo con il tender fino al reef esterno ed avvistiamo anche uno squalo grigio, piuttosto curioso ed intraprendente!
Anche i volatili abbondano, sule, fregate, uccelli del paradiso volteggiano sulla barca e ci seguono curiosi mentre andiamo in esplorazione con il tender.  




Ci fermeremmo volentieri ancora qualche giorno ma le previsioni meteo danno vento da sud per i prossimi giorni, quindi ci affrettiamo a partire, sapendo di non riuscire a raggiungere Buzios e Cabo Frio, nostre prossime mete, facciamo quindi rotta su Vitoria che si trova a metà strada, dove ci troviamo in questo momento in attesa che passi il fronte.