Eccoci di nuovo a Fiji dopo otto anni! Un paese costituito da centinaia di isole ed isolette distribuite in un vasto tratto di oceano attorno alle principali Viti Levu e Vanua Levu, che richiederebbe anni per essere esplorato interamente. Nel 2014 il nostro programma di navigazione ci aveva consentito una visita di poche settimane ed eravamo andati via con il rimpianto di non aver visto Fulaga, considerata una delle isole più belle di tutto il Pacifico.
Prima di tutto però vogliamo ritrovare gli amici Ale e Max di Y2K, che sono arrivati a Fiji un mese fa e ora si trovano a Musket Cove, a poche miglia dal marina di Port Denarau dove abbiamo fatto le pratiche d'ingresso.
Musket Cove è una baia protetta dalle isole Malolo e Malolo lailai, che ospitano diversi resort, i cui servizi attirano anche molti yachts (soprattutto anglosassoni). All’arrivo troviamo infatti una cinquantina di barche, in parte ancorate o in boa nella rada, in parte ormeggiate al pontile dello yacht club.
Dopo qualche giorno di riposo ed ambientamento, lasciamo questo posto un po’ troppo affollato per i nostri gusti e, insieme a Y2K, dirigiamo verso nord. Malolo e le isole limitrofe appartengono all’arcipelago delle Mamanuca il più turistico di Fiji, perché facilmente raggiungibile dall’aeroporto internazionale di Nadi.
La prime tappa è Mana Island. La cartografia non è migliorata rispetto al 2014. Continua ad essere inaffidabile, non rileva molti dei reef e teste di corallo disseminate lungo il percorso, è fondamentale usare le foto satellitari per la navigazione. Un chiaro esempio è la pass per accedere alla laguna di Mana che è molto stretta e tortuosa. La cartografia Navionics è approssimativa. Ci presentiamo davanti alla pass in alta marea, ma il cielo è nuvoloso quindi la visibilità scarsa, le foto satellitari diventano determinanti anche se in questo caso fortunato il canale è anche abbastanza ben segnalato da alcune boe non convenzionali.
Nonostante lo zigzag tra le barriere coralline, la navigazione è bella; le isole, molte delle quali occupate da resort, hanno una vegetazione lussureggiante e lunghe spiagge bianche. I film Laguna Blu e Cast Away sono stati girati qui. Navadra è la prima isola non abitata che incontriamo. È spettacolare. L’ancoraggio, con l’acqua di un blu intenso si trova in quella che forse in origine era la caldera di un vulcano. Ad accoglierci troviamo un gruppo di squaletti pinna nera che circondano ZoomaX e Y2K. Ci fermiamo però soltanto una notte, perché, pur protetta dal vento dominante, nella rada entra un’onda fastidiosa.
Photo credit Y2K |
Photo credit Y2K |
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E poi ci sono gli incontri con le persone del posto che, con il passare del tempo, saranno quelli che resteranno maggiormente impressi nella memoria. Spesso l’occasione per entrare in contatto con le comunità locali, soprattutto nelle isole remote, è lo scambio di beni. Noi offriamo quello che hanno maggiore difficoltà a reperire, ad esempio capi di abbigliamento, materiale per la pesca o per la scuola, oppure generi alimentari che non hanno sul posto (cereali, latte in polvere, etc), e loro ricambiano con frutta fresca.
I paesi del sud pacifico tropicale sono quasi tutti costituiti da centinaia di isole disseminate su aree vastissime, e gli equipaggi delle barche a vela sono spesso gli unici visitatori che gli abitanti delle località più remote vedono transitare. Quando possiamo cerchiamo quindi di renderci utili. Ci sono diverse organizzazioni non governative che raccolgono fondi per acquistare materiale a sostegno di queste comunità, ma la difficoltà maggiore che incontrano è proprio la consegna. In Nuova Zelanda siamo stati coinvolti in un paio di progetti. Uno riguarda la distribuzione di libri nelle scuole: una bella iniziativa, i libri, tutti nuovi, comprendono manuali di divulgazione scientifica, atlanti geografici, romanzi storici e di intrattenimento, adatti sia ai bambini più piccoli che agli adolescenti.
Il racconto della consegna in un villaggio delle Yasawa, tratto dal diario di bordo: ‘Ci sono una sessantina di allievi dal primo all'ottavo anno, ma solo quattro insegnanti. Le classi sono quindi raggruppate in 4 aule, la prima e la seconda insieme e così via. In tutti i villaggi remoti delle Fiji gli insegnanti vengono dalle due isole principali, normalmente si spostano con le famiglie e stanno in un posto per cinque anni per poi trasferirsi in un nuovo villaggio, così per tutta la vita professionale. Più che un lavoro è una missione.
Il complesso scolastico è molto bello nella sua semplicità, ordinato, pulito, le classi ariose e luminose ed un grande spazio esterno con un campo da rugby. A ciascun insegnante viene fornita una casa vicino alla scuola. Alla scuola di Nabora convergono i bambini dei tre villaggi dell'isola di Waya Lailai. Uno dei villaggi si trova dall'altra parte dell'isola, troppo lontano per andare avanti indietro tutti i giorni. I 10 bambini vengono quindi ospitati dal lunedì al venerdì in una casa che si trova nel complesso scolastico, accompagnati a turno da una delle mamme che si occupa di tutti loro fuori dagli orari scolastici. Un welfare comunitario molto efficiente!
Siamo già a fine settembre, è ora di fare rotta verso est e raggiungere Fulaga. Per evitare di combattere una lotta persa in partenza contro l’aliseo, decidiamo di andare prima a nord-est lungo la costa nord di Viti Levu, dove si percorre un canale mal segnalato tra le barriere coralline. La visibilità sull'acqua è quasi nulla, soprattutto con l'alta marea. Sembra di navigare in mare aperto mentre, in realtà, facciamo lo slalom fra i reef. Non c'è vento, ma è meglio così perché in ogni caso non si potrebbe fare vela. La costa nord di Viti Levu è molto diversa da quanto visto finora, è montagnosa, non ci sono spiagge, il litorale è ricoperto di mangrovie, l'acqua è verdastra. L'entroterra è piuttosto arido, vediamo anche i segni di molti incendi.
Giunti sulla punta nord-est di Viti Levu, dobbiamo percorrere altre 100 miglia per raggiungere Viani Bay, dove vorremmo fare qualche immersione. All’uscita dalla pass viviamo una delle esperienze di navigazione più spaventose capitate finora. Il resoconto dal diario di bordo: ‘Alle 15h00 ripartiamo alla volta di Viani Bay, sul lato est di Vanua Levu. Sono poco più di 100 miglia, quindi preferiamo fare una notturna per arrivare con una buona luce.
Usciti dalla pass tiriamo su le vele e ci mettiamo in rotta. Poco dopo ci sembra di vedere a prua un bassofondo. Orziamo ma ci sembra di vedere anche li davanti il colore tipico dei reef. Accendiamo il motore e chiudiamo il fiocco alla velocità della luce. Siamo spaventati, dovremmo essere in acque libere e ci vediamo circondati da bassifondi. Soltanto passando molto vicino ad una di queste macchie, capiamo che in realtà si tratta di masse concentrate di krill che colorano l'acqua di scuro, facendole sembrare dei reef affioranti, complice anche la luce del tramonto. Abbiamo il cuore che batte a mille, riprendiamo fiato e tiriamo un sospiro di sollievo! Il vento è debole di direzione variabile, con randa piena e fiocco ci rimettiamo in rotta.
A Viani Bay facciamo un paio di belle immersioni sul Rainbow Reef.
Ci fermeremmo volentieri qualche giorno in più, ma la meteo prevede che il vento, la cui direzione dominante è sud-est, per 48 ore si metta ad est-nord-est. È un’occasione da non perdere, la rotta per Fulaga è 142°, sono 160 miglia di bolina, ma fattibili.
Ci presentiamo davanti alla pass a mezzogiorno, nonostante la buona visibilità e l’alta marea la tensione a bordo è palpabile.
Una volta dentro, ci è subito chiaro che non vorremmo più uscirne! Non per il timore di dover ripercorrere la pass, ma perché quello che ci appare davanti è la rappresentazione perfetta della nostra idea di paradiso in terra. Una laguna che mostra tutte le sfumature di turchese, circondata per metà da una grande isola con una vegetazione così densa da essere impenetrabile, e l’altra metà da isolotti rocciosi separati da piccole fessure che collegano la laguna interna con quella esterna a sua volta protetta dal reef.
Siamo incantati!
Con due giorni di scomoda navigazione con poco vento e mare disordinato ritorniamo al punto di partenza a Denarau, sulla parte ovest di Fiji. Anche il tempo riflette il nostro umore