Ci ancoriamo a Porvenir per sbrigare le pratiche d’immigrazione.
Purtroppo il cielo è completamente coperto ed i colori non si svelano. Ma una cosa la comprendiamo subito, siamo entrati in un’altra dimensione. Facciamo un giro a Wichubhuala, sperando di poter rifornire la cambusa di frutta e verdura. Sull’isola c’è un villaggio Kuna, le cui costruzioni sono capanne con pareti di canna da zucchero, tetti di paglia e pavimenti in terra battuta. Subito ci imbattiamo nel ‘congreso’, la capanna più grande, in cui gli abitanti del villaggio si riuniscono, sotto la guida dei ‘Sailas’, i capi, per discutere le questioni pratiche e sociali. Ci affacciamo e vediamo al centro 4 amache appese, tre sono per i capi la quarta per il “traduttore”. Tutti gli altri stanno seduti intorno, su panche di legno. È interessante il fatto che sia prevista la figura del traduttore, il cui compito è quello di rendere le parole dei Sailas comprensibili al “popolo”.
Purtroppo il cielo è completamente coperto ed i colori non si svelano. Ma una cosa la comprendiamo subito, siamo entrati in un’altra dimensione. Facciamo un giro a Wichubhuala, sperando di poter rifornire la cambusa di frutta e verdura. Sull’isola c’è un villaggio Kuna, le cui costruzioni sono capanne con pareti di canna da zucchero, tetti di paglia e pavimenti in terra battuta. Subito ci imbattiamo nel ‘congreso’, la capanna più grande, in cui gli abitanti del villaggio si riuniscono, sotto la guida dei ‘Sailas’, i capi, per discutere le questioni pratiche e sociali. Ci affacciamo e vediamo al centro 4 amache appese, tre sono per i capi la quarta per il “traduttore”. Tutti gli altri stanno seduti intorno, su panche di legno. È interessante il fatto che sia prevista la figura del traduttore, il cui compito è quello di rendere le parole dei Sailas comprensibili al “popolo”.
I
Kuna sono il popolo indigeno americano che è rimasto più fedele alle
proprie tradizioni. Nel secolo scorso hanno lottato per ottenere dal
governo panamense un’autonomia che rispettasse il loro modo di vivere.
La loro regione si chiama Kuna Yala. Nessun investimento ‘esterno’ viene
consentito sul loro territorio. Vivono di pesca, di commercio di noci
di cocco e di molas, tessuti cuciti su più strati, che raffigurano
astrazioni di uccelli o di vita marina. Ogni molas è un’opera d’arte
unica. Sono coloratissime.
E’ una società matriarcale, se non si hanno figlie, l’ultimo maschio viene allevato come una femmina, quindi l’omosessualità qui non è affatto un tabù. Sono vietati i matrimoni con i non-kuna, pena l’espulsione.
Andiamo a Cayo Limon Est. Per arrivarci navighiamo tra bassifondi, barriere coralline ed isolette. La carte nautiche sono inaffidabili, per fortuna sulla guida, The Panama Cruising Guide, l’autore ha indicato alcuni waypoints (coordinate da seguire) nei punti critici. Si rivela utilissima, anche perché il cielo continua ad essere coperto, e non agevola la navigazione a vista.
Siamo
senza parole. Queste isolette spuntano dall’acqua come funghi. Molte
hanno una o due capanne e sono abitate da famiglie kuna, che si prendono
cura dell’isola, mantenendo pulite le palme, il sottobosco e le
spiagge. Nel centro di queste isole talvolta si trova un pozzo di acqua
dolce (acqua di mare filtrata dalla sabbia).
A Cayo Limon Est ci rendiamo conto di non essere soli ad apprezzare questo posto meraviglioso.
Le barche a vela non mancano, alcune sono stanziali (ci sono anche diversi italiani, che sono arrivati qui anni fa, e non si sono più mossi), altre fanno charter, altre ancora sono di passaggio, come noi.
Le barche a vela non mancano, alcune sono stanziali (ci sono anche diversi italiani, che sono arrivati qui anni fa, e non si sono più mossi), altre fanno charter, altre ancora sono di passaggio, come noi.
Dopo dieci giorni lasciamo momentaneamente le San Blas per andare a Colon. Dobbiamo cominciare le procedure per il transito del canale di Panama. Sono circa 80 miglia di navigazione che percorriamo in 2 giorni, facendo tappa a Portobello, un fiordo che ai tempi dei colonizzatori spagnoli veniva usato come base logistica per il trasporto dell’oro.
Durante il tragitto i delfini vengono gioiosi a farci visita.
Durante il tragitto i delfini vengono gioiosi a farci visita.
Portobello - rovine del forte di San Fernando |
Colon - I triangoli grigi sono tutte navi .... noi siamo quelli neri, in mezzo |
Per
quanto preparati, l’impatto con Colon è impressionante. Decine, forse
un centinaio di navi sono all’ancora in attesa di fare il canale. Per
arrivare al marina di Shelter Bay facciamo lo zig-zag tra cargo e
petroliere.
Lì verrà un addetto del canale per misurare ZoomaX, e compilare una serie di moduli previsti dalla complessa burocrazia del ACP (Autorità del canale di Panama.
Fissiamo anche la data: l’8 Aprile.
Al nostro ritorno a San Blas ritroviamo Adonf, con gli amici Alex e Flo, che nel frattempo sono arrivati dalla Guadalupa. E’ bello ritrovarsi dopo qualche settimana e parecchie miglia percorse e raccontarsi le ultime avventure. Insieme andiamo a Cayo Holandes, e poi a Coco Bandero; la navigazione tra le isole di San Blas è un vero godimento, vento fresco e mare piatto! Fosse sempre cosi! Insieme ad Alex e Flo facciamo qualche battuta di pesca, visitiamo le isole, nuotiamo.
Fissiamo anche la data: l’8 Aprile.
Al nostro ritorno a San Blas ritroviamo Adonf, con gli amici Alex e Flo, che nel frattempo sono arrivati dalla Guadalupa. E’ bello ritrovarsi dopo qualche settimana e parecchie miglia percorse e raccontarsi le ultime avventure. Insieme andiamo a Cayo Holandes, e poi a Coco Bandero; la navigazione tra le isole di San Blas è un vero godimento, vento fresco e mare piatto! Fosse sempre cosi! Insieme ad Alex e Flo facciamo qualche battuta di pesca, visitiamo le isole, nuotiamo.
Loro ripartono presto per andare a Colon ed organizzare il passaggio del piccolo Adonf (il loro mini-transat di 6,5 metri) nelle chiuse del canale di Panama. Ci rivedremo là tra un paio di settimane.
Potete seguire la nostra rotta, cliccando sul link http://www.youposition.it/it/map/3445/andare-per-mare-per-scoprire-la-terra.aspx
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