Andare per mare, per conoscere la terra



giovedì 18 dicembre 2014

Malesia - Lavori in corso


Il faro di Telaga, nostro ultimo scalo malese, prima di partire per la Thailandia. 

Ma prima di ricominciare a goderci questi bei tramonti, facciamo un pit stop, durante il quale la vista, molto meno poetica, è questa...


Sembra di aver lasciato ieri il cantiere di Whangarei, in Nuova Zelanda, ed eccoci di nuovo con la barca in secca, questa volta a  Langkawi, in Malesia.
Effettivamente sono passati solo 9 mesi, ma abbiamo fatto tanta strada, oltre 9.000 miglia, e l’antivegetativa autolevigante... si è fin troppo levigata! Inoltre, se guardiamo avanti ci aspetta la traversata di un altro oceano, l’Indiano, senza possibilità di fare grandi soste; quindi meglio portarsi avanti, fare un controllo generale, revisionare il motore ed il generatore, riparare i piccoli danni rimediati quest’anno, cambiare gli anodi, la batteria del motore, ridare un paio di mani di antivegetativa all’opera viva, e poi... come sempre la lista non finisce mai, per la regola del ‘già che ci siamo’!




Scegliamo il marina di Rebak, su una piccola isola privata dell’arcipelago di Langkawi, quasi al confine con la Tailandia, per la sua sicurezza e per l’ordine e la pulizia che ci fanno una buona impressione fin dal primo approccio. A consuntivo possiamo dire che è il posto ideale per un cantiere veloce, che richieda solo ordinaria manutenzione, perché appena si esce dal seminato, non si trovano ricambi, bisogna ordinare tutto all'estero, con tempi lunghi e prezzi elevati. Oltre al marina, che ha circa 200 posti barca in acqua, e 70 in secca, sull’isola c’è un resort, le cui strutture, piscina, bar, ristoranti, etc. sono a disposizione... in realtà le sfrutteremo poco. Preferiamo darci dentro e finire i lavori in fretta.



E così facciamo, dopo 5 giorni la barca è di nuovo in acqua!
Finalmente anche il clima è cambiato, dopo tanta pioggia e caldo umido soffocante, senza un filo d’aria, da qualche giorno è arrivato il monsone secco di nord-est.
ZoomaX è pronta, la cambusa piena, e noi entusiasti di ricominciare a navigare ed andare in Thailandia dove raggiungeremo gli amici di Agogo per festeggiare  insieme l’arrivo del 2015.

Forse proprio perché ci stiamo avvicinando alla fine dell’anno, lo stiamo ripercorrendo mentalmente. Un 2014 intenso, pieno di contrasti.
E’ stato l'anno in cui abbiamo visto i posti che ci hanno maggiormente colpito, ma anche quelli che ci hanno in parte deluso. Abbiamo vissuto i rapporti  più toccanti con le popolazioni locali, mentre in altri casi non siamo riusciti ad entrare in sintonia con loro. Abbiamo nuotato nei mari più belli visti finora, ma trascorso anche intere settimane senza mettere un piede in acqua. Abbiamo fatto le più belle veleggiate di questo viaggio, ma anche le più lunghe smotorate.  Di tutti questi contrasti lo spartitacque è stato lo Stretto di Torres, che separa l’Oceano Pacifico dall’Indiano.

Ma andiamo per ordine.
A febbraio siamo in Nuova Zelanda, un paese che ci affascina per la sua capacità di integrare civiltà e ‘wilderness’.
A maggio a Fiji ritroviamo i tropici, i suoi colori, il suo calore ed il piacere della vita in mare.
A giugno scopriamo Vanuatu, e ci conquista, per la sua natura incontaminata e la genuinità della sua gente. Man mano che risaliamo l’arcipelago verso nord, le isole sono sempre più selvagge, il mare di un blu incredibile, i villaggi remoti, la gente vive di ciò che coltiva, alleva o pesca. Il denaro qui vale per quello che è: un pezzo di carta! E anche noi, dopo un primo momento di incertezza, cominciamo a procurarci il cibo con il baratto, e grazie al mare che è ricchissimo e ci regala pesci in abbondanza.
Ancora più remoti sono i villaggi delle Luisiadi, in Papua Nuova Guinea, dove ci fermiamo a luglio. In queste isole, quando riusciamo ad abbattere il muro della diffidenza, il contatto con la gente è coinvolgente. Si apre un mondo dove l’ essenzialità è sinonimo di felicità... ed è inevitabile qualche riflessione sulla vita che conduciamo a casa nostra! Ma capiamo anche che i confronti non hanno senso.
Ad agosto ci lasciamo alle spalle l’Oceano Pacifico ed arriviamo in Indonesia. Il primo impatto con il sud-est asiatico è traumatico: a cominciare dal mare, che perde i colori e la trasparenza a cui eravamo ormai abituati, e dai suoi abitanti, pesci e cetacei, che non si fanno più vedere. Quando ci avviciniamo alle coste ci colpisce la quantità di pescherecci che sfruttano sistematicamente ogni miglio quadrato di mare, e sulle spiagge camminiamo tra la spazzatura, trasportata dal mare. Quando arriviamo a Bali la causa di questo cambiamento radicale di ambiente ci risulta subito evidente: è la quantità di gente che popola questa zona di mondo.
Ci facciamo comunque coinvolgere da questo caos, e a fine agosto e settembre andiamo alla ricerca di alcuni gioielli indonesiani: Il parco di Komodo, con i suoi draghi e le sue acque ricche di corallo; le isole Gili, a Lombok che seppur turistiche mantengono un’atmosfera autentica ed ecologista; i templi e le risaie di Bali, dove finalmente si respira aria di Asia!
Apprezziamo ma non ci entusiasmiamo. Manca qualcosa, pensiamo sia il contatto con le gente del posto, che non riusciamo ad ‘agganciare’, con cui non riusciamo ad andare oltre la relazione turista-fornitore di servizi, forse per mancanza di tempo, forse perché non ritroviamo la spontaneità ed il calore delle popolazioni del pacifico.
Il mese di ottobre è il più duro di tutto l’anno. Navighiamo per settimane a motore nelle calme equatoriali, tra Indonesia, Singapore e Malesia. Il caldo è soffocante, il mare inaccessibile per via della sporcizia, la navigazione impegnativa a causa del traffico intenso di mercantili e petroliere. In compenso la Malesia si rivela un paese ben organizzato e dotato di buone infrastrutture; da qui la scelta di fermarci durante il mese di novembre per preparare noi e la barca alla lunga traversata dell’Oceano Indiano che ci aspetta nel 2015.



Auguri!

mercoledì 26 novembre 2014

Malesia - Curiosità

A Malacca abbiamo incontrato i risho più kitsch mai visti. Questi mezzi di trasporto vengono utilizzati oramai solo più per i turisti che, volendo, possono optare  per l’accompagnamento di un’assordante colonna sonora trasmessa da rustici impianti stereo.


C’è chi cerca d’attribuire al proprio mezzo la marca del suo cuore.


Sempre a Malacca, attraversando il ponticello che porta a Chinatown abbiamo visto nuotare nelle torbide acque del fiume, un bel esemplare di varano, per nulla preoccupato dai natanti per turisti che lo percorrono o dalla gente come noi che, non lontano, lo osservava.


Ha perfino potuto approfittare di una facile preda, un pesce morto, nel suo percorso attraverso il fiume.


Abbiamo potuto vedere le stesse acque frequentate da un umano, questa volta, che ne setacciava il fondo alla ricerca di... non abbiamo capito che cosa


persino un piccolo varano lo osservava incuriosito


Tra le viuzze del quartiere cinese ci siamo imbattuti in un’insegna che ci ha riportati con la mente a letture di qualche tempo fa


A George Town invece, abbiamo constatato che i risho sono molto più sobri


mentre le attività imprenditoriali locali si spingono verso lidi interessanti...


Il quartiere indiano, invece, ci propone insegne dai significati incomprensibili ma che, per assonanza, ci riportano al dialetto piemontese


I colori dei negozi di spezie ci conquistano


i loro contenitori... un po’ meno.


giovedì 6 novembre 2014

Malesia

ZoomaX all'alba a George Town
Lunedì 20 ottobre lasciamo l’Indonesia e cominciamo la difficile navigazione nello Stretto di Singapore prima ed in quello di Malacca poi.
Questa zona era tristemente nota, fino a pochi anni fa, per i numerosi atti di pirateria. Gli sforzi congiunti di Singapore e Malesia hanno diminuito il fenomeno, pur non avendolo ancora smantellato. Questa è la mappa aggiornata degli eventi occorsi nel 2014.


IMB Piracy & Armed Robbery Map 2014


Affrontiamo quindi questo tratto di mare con un po’ di apprensione.

A posteriori possiamo dire che la pirateria si è rivelata essere l’ultima delle nostre preoccupazioni. Durante le oltre 400 miglia percorse lungo la costa occidentale della Malesia, i nostri maggiori problemi sono stati:
- centinaia di navi porta-container e petroliere tra le quali slalomare,
- impressionante quantità di spazzatura, tronchi galleggianti e isole di alghe derivanti da evitare
- reti da pesca mal segnalate, anch’esse da evitare
- totale assenza di vento che ci ha costretto a 62 ore di motore su 65 di navigazione
- corrente spesso contraria, a volte neutra, raramente a favore.
- caldo torrido e umido, senza un attimo di sollievo
- mare non godibile... in questa zona è torbido ed ha il colore di una vernice verde muschio
 




 
ZoomaX nello stretto di Singapore circondata dalle navi (triangoli grigi)

La somma di queste difficoltà ci induce a navigare solo di giorno. Al tramonto troviamo sempre degli isolotti a ridosso dei quali ancorare oppure dei marina dove ormeggiare. Ne approfittiamo così per visitare due città che hanno rappresentato il cuore del colonialismo in oriente: Malacca e George Town.

In realtà la città di Malacca è moderna, dell’epoca coloniale è rimasto solo un quartiere storico che conserva i resti di una fortezza e di una chiesa portoghesi costruite nel ‘500, e qualche edificio dell’epoca olandese del ‘600. Dall’altra parte del fiume navigabile c’è Chinatown, quartiere animato, pieno di ristorantini ed antiquari, ognuno in una sequenza di edifici bassi, l’uno diverso dall’altro




 






George Town si trova circa 200 miglia più a nord, sull’isola di Penang del cui stato è capitale.
Ci arriviamo all’imbrunire, dopo essere passati sotti due ponti. Il nostro albero è alto 22 metri, i ponti hanno una luce tra i 28 ed i 32 metri (le informazioni sono discordanti) ma visto da sotto fa impressione... fino all’ultimo momento sembra di non passarci. Ancoriamo di fronte al centro coloniale di George Town al buio, sullo sfondo le luci di decine di grattacieli.
Il giorno dopo scendiamo a terra, in visita al centro coloniale, riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Lasciamo il tender in testa al Chew Jetty, l’antico pontile del clan Chew, il quale si sviluppa in mezzo ad una fila di case su palafitta, tuttora abitate. George Town, a differenza di Malacca, ha conservato una gran quantità di edifici del periodo coloniale. Decidiamo di vagare senza meta e ci perdiamo nelle viuzze del quartiere cinese, passeggiamo sotto centinaia di lanterne rosse, entriamo nei negozi di tè, osserviamo gli artigiani lavorare nelle loro minuscole botteghe, poi il profumo di spezie ci attira nel quartiere indiano, sprofondiamo il naso nei secchi di plastica pieni di curry dai colori sgargianti, curcuma, bastoncini di cannella di tutte le dimensioni, peperoncini piccanti, chiodi di garofano, e poi lenticchie gialle, verdi, rosse, fagioli di tutte le specie e dimensioni.
 












A George Town incontriamo Luana e Romano, anche loro in giro per il mondo con Agogo, un Amel Super Maramu. E’ da un anno che ci scriviamo e finalmente ci conosciamo. 
 

   
Insieme partiamo per Langkawi


Noi ci fermeremo lì per qualche settimana. Lasciamo ZoomaX nel marina di Rebak per fare un salto in Italia a salutare parenti ed amici.
 


Nel frattempo guardiamo avanti: il timore della pirateria somala ci pone un grande dilemma sulla rotta da percorrere per raggiungere il Mediterraneo, via Mar Rosso o via Sud Africa. Decisione importante, da valutare attentamente. 

Seguite i nostri spostamenti cliccando sulla mappa ‘Dove siamo’, in alto a destra

domenica 19 ottobre 2014

Indonesia - Le calme equatoriali

Di seguito il resoconto, tratto dal diario di bordo, delle 1.000 miglia percorse tra Bali e Singapore, a cavallo dell'equatore, dal quale emerge una realtà diversa rispetto alle traversate oceaniche raccontate in post precedenti. 

Tipica vista dal ponte di ZoomaX durante la navigazione all'equatore


INDONESIA
 
Bali Marina 

Domenica 5 ottobre 2014
 

Coordinate alle 00h00: 08°44,449S – 115°12,792E


Partiamo alle 11h00. Risaliamo il canale tra Bali e Lombok vicini vicini  alla costa, con corrente contraria di 1-2 nodi. Non c’è vento, si smotora fino al faro sulla punta nord est di Bali. Poco dopo, sempre costeggiando il lato nord-est dell’isola, si alzano 20-25 nodi di vento da SSO, al traverso. 
Ci godiamo il Monte Agung al tramonto. Con l’imbrunire vediamo almeno tre bocche con piccole colate laviche di cui una piuttosto bassa. 
Man mano che ci allontaniamo dall’isola il vento gira verso S e poi SE. 
Alle 20h00 ricominciamo con i turni di guardia da 6 ore ciascuno.

Miglia percorse: 97
Ore di navigazione: 13
Ore di motore: 7

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INDONESIA
 
Java Sea

Lunedì 6 ottobre 2014 



Coordinate alle 00h00: 07°53,028S – 115°22,067E



Giornata di sole con circa 20 nodi da SE, in calo. Mentre armiamo il tangone, la testa si stacca improvvisamente dalla rotaia e questo precipita; viene fermato dalla cimetta che tiene il lazzyjack lontano dall’albero, evitando così di abbattersi sulla testa di Anna. Che spavento. Capiamo in fretta la causa del distacco: i buchi delle viti che la fissano al tubo sono stati realizzati al limite del bordo della coppa in alluminio (infilata nel tangone), che, ovviamente, si è rotta. Complimenti a ZSpar! 
Nel pomeriggio Paolo fa due nuovi fori che ci consentono di riutilizzarlo.
 Navighiamo con randa con una mano e genoa tangonato. 
E’ pieno di barche da pesca, l’attenzione deve rimanere alta. Superate la zona di reef di Pulua Kamudi, nel mare di Java incrociamo anche molte navi. Siamo sulla rotta tra Singapore e l’Australia.

Miglia percorse: 157
Ore di navigazione: 24
Ore di motore: 0

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INDONESIA

Java Sea – Pulau Bawean

Martedì 7 ottobre 2014 



Coordinate alle 00h00: 06°25,569S – 113°38,331E



Di notte il vento gira sempre più a sud, e diminuisce di intensità. Abbiamo il genoa tangonato, quindi lo assecondiamo seguendo una rotta più verso nord.
Alle 13h00 ancoriamo in una grande baia a nord di Bawean su 7 metri di fondo sabbioso, dove si trova un villaggio, Tambak. Veniamo subito accolti dal richiamo dei muezzin. Nella baia, oltre a noi si trovano un paio di pescherecci, di cui uno, di fianco a noi, che resterà  con i generatori accesi per tutta la nostra permanenza, deve avere i frigoriferi pieni di pesce. In fondo alla baia c’è anche una grande chiatta che brandeggia attaccata ad un rimorchiatore all’ancora e dietro di lei un barca a vela, il Blue Ray, che avevamo già visto a Bali Marina. Nel pomeriggio passa a trovarci Luc del Blue Ray che ci racconta essere stato speronato dalla chiatta. Ha diversi danni sulla fiancata destra e all’eolico.

Parliamo al telefono con Hans di Andante, che si trova a Kumai, nel Borneo. Ci dice di aver toccato con la chiglia all’ingresso del fiume. E’ ancorato davanti al villaggio e la corrente è piuttosto forte, fino a 3 nodi. Comunque domani lasceranno la barca per andare a fare un gita in giornata per vedere gli orangutan. Ci racconta anche degli incendi che oscurano il cielo. Riflettiamo sui pro e contro della tappa a Kumai e concludiamo con la decisione di non andarci. Troppe incognite.

Paolo ha bisogno di recuperare sonno ancora dal viaggio in Italia, e dorme quasi tutto il pomeriggio e la notte. Non mettiamo nemmeno in acqua il gommone.

Miglia percorse: 84
Ore di navigazione: 13
Ore di motore: 2

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INDONESIA

Pulau Bawean – Java Sea

Mercoledì 8 ottobre 2014 


Coordinate alle 00h00: 05°43,817S – 112°40,213E



Partiamo dopo pranzo in direzione Karimunjawa a 140 miglia a ovest. Il cielo continua ad essere terso, ma la temperatura aumenta, 32-33 gradi di giorno. 
Al principio non c’è vento, andiamo a motore. Dopo il tramonto si alza un po’ d’aria da SE. Armiamo il tangone per il genoa e la randa con una mano e navighiamo a farfalla. Nella notte il vento gira verso sud. Paolo toglie il tangone e proseguiamo mura a sinistra. Continuiamo ad essere circondati da decine di barche da pesca, più o meno grandi. Il canale 16 del VHF viene utilizzato dagli indonesiani per tutto tranne che per la sicurezza in mare. Chiacchierano per ore, fanno versi, cantano, trasmettono anche musica commerciale. Dopo ore di questo sottofondo non se ne può più e si porta il volume della radio al minimo. Speriamo nessuno abbia mai un’emergenza che richieda assistenza. Non è sul 16 che si può fare affidamento.

Miglia percorse: 55
Ore di navigazione: 10
Ore di motore: 5

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INDONESIA

Java Sea - Karimunjawa

Giovedì 9 ottobre 2014 



Coordinate alle 00h00: 05°46,180S – 111°49,087E



Prima dell’alba il vento gira a SO e rinforza. 
Ottobre è il mese di transizione tra il monsone di SE e quello di NO, nell’emisfero sud, e tra il SO ed il NE nell’emisfero nord. I venti sono quindi variabili e deboli. Inoltre ci stiamo avvicinando all’equatore, e alle sue calme.
Anche i grib sono totalmente inaffidabili.

Facciamo le ultime miglia per arrivare a Kalimunjawa di bolina.
 Entriamo nella pass davanti al villaggio, molto stretta tra i reef, per ridossarci a nord. L’arcipelago è formato di oltre 30 isolette, basse con belle spiagge bianche. Cerchiamo un ancoraggio un po’ appartato, ma purtroppo non troviamo profondità adatte, sempre sui 30 metri. Torniamo allora di fronte al villaggio a nord della pass. Un barca locale ci guida ad una zona sui 18 metri dove ancoriamo alle 14h00 su fondo sabbioso. Il posto è bello. 
Pomeriggio di relax.

Miglia percorse: 96
Ore di navigazione: 14
Ore di motore: 2

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INDONESIA
Karimunjawa
Venerdì 10 ottobre 2014

Coordinate alle 00h00: 05°52,565S – 110°25,653E

Giornata di riposo. Non abbiamo voglia di scendere a terra. Anna scrive il post su Bali, e Paolo fa qualche lavoretto e dorme ancora un po’.


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INDONESIA
Karimunjawa – Java Sea
Sabato 11 ottobre 2014

Coordinate alle 00h00: 05°52,565S – 110°25,653E

Partiamo alle 8h00. Non c’è vento. Facciamo le prime 5 miglia tra reef e isolette di questo bell’arcipelago, poi ci mettiamo in rotta verso  Belitung, nostra prossima tappa.
Tempo sempre bello, ma caldo con umidità in sensibile aumento. Oltre i 33° con 70% di umidità. Ci si deve muovere con parsimonia.
Poco prima del tramonto si alza un po’ d’aria da ENE. Armiamo randa piena e genoa e facciamo una lenta bolina.

Miglia percorse: 81
Ore di navigazione: 16
Ore di motore: 9

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INDONESIA
Java Sea
Domenica 12 ottobre 2014

Coordinate alle 00h00: 05°07,744S – 109°25,842E

Nella notte il vento molla. Si procede a motore. Per tutto il giorno alterniamo vela e motore: approfittiamo di ogni refolo per spegnerlo, ma la velocità della barca non supera i 3-4 nodi.
Sempre sole e caldo.

Miglia percorse: 124
Ore di navigazione: 24
Ore di motore: 12

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INDONESIA
Java Sea
Lunedì 13 ottobre 2014

Coordinate alle 00h00: 03°55,907S – 108°00,613E

Il cielo si ingrigisce, continua ad esserci poco vento, 4-5 nodi da SSE. Andiamo a motore, alternando qualche ora di lenta andatura a vela per far riposare il povero Volvo. Nel pomeriggio entriamo nel canale tra l’isola di Bangka e quella di Belitung, il viavai di navi aumenta. Veniamo anche investiti da un groppo. E’ la prima pioggia dopo mesi di siccità, fa quasi piacere. Non è però accompagnata da vento, purtroppo.
Dopo aver guardato attentamente le immagini satellitari di SAS Planet, di ottima qualità su Bing, decidiamo di azzardare un atterraggio notturno nella grande rada di Tanjung Kelayang, a nord-ovest di Belitung. Ad una decina di miglia dall’arrivo, vediamo le luci forse di un centinaio di barche da pesca alla nostra prua. Hanno le luci che usano per pescare, ma non quelle di navigazione, quindi è difficile capire in che direzione si muovano. Alcune hanno luci più potenti, altre più deboli, di conseguenza non è facile stabilire la distanza. Accendiamo il radar che, per fortuna, le vede e ci aiuta a prevederne i movimenti. Ad alcune passiamo molto vicini. Evitiamo anche, all’ultimo momento tre serie di boe non illuminate (reti, palamiti? Chissà). La luna sorge proprio nelle ultime miglia, troppo poco luminosa per essere di aiuto. Per arrivare all’ancoraggio, si deve passare fra varie isolette e reef. Sulla base della foto satellitare di SAS abbiamo tracciato sul plotter la rotta da seguire, ed indicato tutti i pericoli. Paolo al timone Anna a prua; concentrati e tesi percorriamo le ultime miglia e poco dopo mezzanotte, finalmente, gettiamo l’ancora su 9 metri di fondo.

Miglia percorse: 132
Ore di navigazione: 24
Ore di motore: 16

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INDONESIA
Java Sea - Belitung
Martedì 14 ottobre 2014

Coordinate alle 00h00: 02°33,929S – 107°38,316E

Al risveglio la sorpresa è grande. Tutt’intorno ci sono scogli di roccia granitica, magnifici, con le tipiche forme arrotondate, e colori che vanno dal grigio chiaro, all’antracite, al beige. Sembra di essere in Sardegna, o forse alle Seychelles. Ci spostiamo con la barca ancora più all’interno di questa grande rada, e ancoriamo su 7 metri di sabbia. Il tempo è bello, ma il cielo è lattiginoso, peccato, non esalta i colori. Si alzano una decina di nodi di vento da NE.
Nel pomeriggio facciamo il giro a nuoto dell’isoletta alla nostra poppa, e una gita con il gommone a vedere queste belle formazioni granitiche. Scendiamo su una piccola isoletta con una mini spiaggia, un ciuffo di palme e dei grandi roccioni di granito. Che meraviglia, c’è lo stesso profumo della Sardegna. Andiamo anche vicino alla spiaggia di Belitung, bianca, sottile, selvaggia ed entriamo con il gommone nella foce di un rio dove troviamo un cimitero di barche. Vediamo anche che più ad est, ci sono delle barche a vela ancorate. Devono essere quelli di Sail Indonesia. Appena tornati in barca, arriva di nuovo un groppo.
Alla sera film e nanna.




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INDONESIA
Belitung - South China Sea
Mercoledì 15 ottobre 2014

Coordinate alle 00h00: 02°33,570S – 107°38,959E

Si parte con calma, dopo aver fatto colazione, aver chiacchierato con Marie e Patrick del Marick, i francesi del catamarano che avevamo conosciuto a Bali Marina, e che passano a salutarci. Salpiamo l’ancora alle 11h00.
Il cielo è plumbeo, non c’è un filo d’aria. Si smotora tutto il giorno, sera e notte… che barba! Inoltre abbiamo circa 1 nodo di corrente contraria.
Il mare piatto così lo avevamo visto solo in occasione dell’altro passaggio dell’equatore, al largo delle Galapagos, ad aprile 2013. Per fortuna ci facciamo un po’ di vento apparente con la nostra velocità e non fa troppo caldo. Ne approfittiamo per fare qualche lavoretto in barca.
I turni di guardia notturni sono impegnativi, a causa del traffico commerciale e sorattutto dell’elevato numero di pescherecci; sono a centinaia, spuntano come funghi, forse tengono le luci spente e le accendono solo quando vedono avvicinarsi qualcuno, mah. Non ci si può distrarre un attimo. Mi chiedo cosa peschino visto che la nostra esca è dalla partenza da Bali che viene totalmente ignorata.

Miglia percorse: 80
Ore di navigazione:13
Ore di motore: 12


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INDONESIA
South China Sea
Giovedì 16 ottobre 2014

Coordinate alle 00h00: 01°49,419S – 106°48,215E

All’alba si alza la nebbia. Il mare, il cielo, l’aria, tutto  è di un grigio uniforme, il mare continua ad essere un olio fino alle 12h00, quando si abbatte un violento groppo, con pioggia a catinelle, tuoni, lampi, colpi di vento da ogni direzione; vediamo dei fulmini cadere in acqua, non lontano da noi; decidiamo di staccare l’interruttore generale della corrente a bordo, per evitare corto circuiti in caso venissimo colpiti anche noi. Quindi niente cartografia, niente pilota automatico, niente AIS, niente radar… Paolo si mette al timone sotto il diluvio. Per fortuna l’IPad funziona, anche perché siamo in mezzo ad una serie di secche ed isolette. Dal quadrato fornisco a Paolo indicazioni sulla rotta da seguire. Finalmente verso le 15h00 le condizioni migliorano e alle 16h00 smette di piovere.
Durante il temporale, tre rondinelle hanno cercato riparo su ZoomaX. La prima, appena si è posata sui pannelli solari è stata agguantata da un rapace che si è poi mangiato la poveretta appollaiato sulla crocetta. La seconda, stremata, è morta in pozzetto. La terza, per fortuna, ha ripreso il volo dopo essersi riposata.
Passato il groppo, torna la calma piatta.
Il traffico continua ad essere intenso, ci aspetta un’altra nottata vigile.

Miglia percorse: 142
Ore di navigazione: 24
Ore di motore: 22

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INDONESIA
South China Sea - Singapore Strait
Venerdì 17 ottobre 2014

Coordinate alle 00h00: 00°12,798S – 105°09,426E

Alle 02h30 attraversiamo l’equatore. Dopo un anno e mezzo e 15.900 miglia percorse nei mari del sud, torniamo nell’emisfero nord. E’ piena notte, siamo stanchi, rimandiamo i festeggiamenti a domani.



Al mattino le condizioni del vento sono sempre le stesse, 0-5 nodi. Caro Volvo, tieni duro!
Finalmente il cielo torna ad avere degli sprazzi di azzurro. Il caldo è torrido, 35°.
Mancano circa 50 miglia al Nongsa Point Marina, sull’isola di Batam, di fronte a Singapore, nostro ultimo scalo in Indonesia. Per raggiungerlo dobbiamo passare nel Selat Riau, tra le isole di Batam e Bintan. Cerchiamo di capire le correnti; la spiegazione sul portolano fa riferimento ad uno schema piuttosto criptico. Ne deduciamo che il momento migliore per transitare nel Selat Riau in direzione nord è nelle 9 ore successive all’alta marea prima della più bassa delle due basse maree di Singapore (chiaro e semplice!), quindi, per la data odierna, tra le 16h00 e l'1h00 di domani mattina. Siamo in anticipo.



Il traffico di cargo e petroliere diventa sempre più intenso.
Qualcosa ci sfugge nelle considerazioni sulle correnti. Sono le 13h00 e nel canale arriviamo a toccare 9 nodi di velocità rispetto al fondo! Meglio così, ormeggiamo nel marina di Nongsa Point poco dopo le 15h00, in largo anticipo rispetto alle previsioni.
Ritroviamo Ann e Stephane di SAS3 con il loro bel Garcia 64 e finalmente conosciamo Gianni e Marina dell'Eutikia.
Anche questa sera un bello scroscio lava la ZoomaX.

Miglia percorse: 115
Ore di navigazione: 15
Ore di motore: 15