ZoomaX all'alba a George Town |
Lunedì 20 ottobre lasciamo l’Indonesia e cominciamo la difficile navigazione nello Stretto di Singapore prima ed in quello di Malacca poi.
Questa zona era tristemente nota, fino a pochi anni fa, per i numerosi atti di pirateria. Gli sforzi congiunti di Singapore e Malesia hanno diminuito il fenomeno, pur non avendolo ancora smantellato. Questa è la mappa aggiornata degli eventi occorsi nel 2014.
Affrontiamo quindi questo tratto di mare con un po’ di apprensione.
A posteriori possiamo dire che la pirateria si è rivelata essere l’ultima delle nostre preoccupazioni. Durante le oltre 400 miglia percorse lungo la costa occidentale della Malesia, i nostri maggiori problemi sono stati:
- centinaia di navi porta-container e petroliere tra le quali slalomare,
- impressionante quantità di spazzatura, tronchi galleggianti e isole di alghe derivanti da evitare
- reti da pesca mal segnalate, anch’esse da evitare
- totale assenza di vento che ci ha costretto a 62 ore di motore su 65 di navigazione
- corrente spesso contraria, a volte neutra, raramente a favore.
- caldo torrido e umido, senza un attimo di sollievo
- mare non godibile... in questa zona è torbido ed ha il colore di una vernice verde muschio
La somma di queste difficoltà ci induce a navigare solo di giorno. Al tramonto troviamo sempre degli isolotti a ridosso dei quali ancorare oppure dei marina dove ormeggiare. Ne approfittiamo così per visitare due città che hanno rappresentato il cuore del colonialismo in oriente: Malacca e George Town.
In realtà la città di Malacca è moderna, dell’epoca coloniale è rimasto solo un quartiere storico che conserva i resti di una fortezza e di una chiesa portoghesi costruite nel ‘500, e qualche edificio dell’epoca olandese del ‘600. Dall’altra parte del fiume navigabile c’è Chinatown, quartiere animato, pieno di ristorantini ed antiquari, ognuno in una sequenza di edifici bassi, l’uno diverso dall’altro
George Town si trova circa 200 miglia più a nord, sull’isola di Penang del cui stato è capitale.
Ci arriviamo all’imbrunire, dopo essere passati sotti due ponti. Il nostro albero è alto 22 metri, i ponti hanno una luce tra i 28 ed i 32 metri (le informazioni sono discordanti) ma visto da sotto fa impressione... fino all’ultimo momento sembra di non passarci. Ancoriamo di fronte al centro coloniale di George Town al buio, sullo sfondo le luci di decine di grattacieli.
Il giorno dopo scendiamo a terra, in visita al centro coloniale, riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Lasciamo il tender in testa al Chew Jetty, l’antico pontile del clan Chew, il quale si sviluppa in mezzo ad una fila di case su palafitta, tuttora abitate. George Town, a differenza di Malacca, ha conservato una gran quantità di edifici del periodo coloniale. Decidiamo di vagare senza meta e ci perdiamo nelle viuzze del quartiere cinese, passeggiamo sotto centinaia di lanterne rosse, entriamo nei negozi di tè, osserviamo gli artigiani lavorare nelle loro minuscole botteghe, poi il profumo di spezie ci attira nel quartiere indiano, sprofondiamo il naso nei secchi di plastica pieni di curry dai colori sgargianti, curcuma, bastoncini di cannella di tutte le dimensioni, peperoncini piccanti, chiodi di garofano, e poi lenticchie gialle, verdi, rosse, fagioli di tutte le specie e dimensioni.
A George Town incontriamo Luana e Romano, anche loro in giro per il mondo con Agogo, un Amel Super Maramu. E’ da un anno che ci scriviamo e finalmente ci conosciamo.
Insieme partiamo per Langkawi
Noi ci fermeremo lì per qualche settimana. Lasciamo ZoomaX nel marina di Rebak per fare un salto in Italia a salutare parenti ed amici.
Nel frattempo guardiamo avanti: il timore della pirateria somala ci pone un grande dilemma sulla rotta da percorrere per raggiungere il Mediterraneo, via Mar Rosso o via Sud Africa. Decisione importante, da valutare attentamente.
Seguite i nostri spostamenti cliccando sulla mappa ‘Dove siamo’, in alto a destra
Questa zona era tristemente nota, fino a pochi anni fa, per i numerosi atti di pirateria. Gli sforzi congiunti di Singapore e Malesia hanno diminuito il fenomeno, pur non avendolo ancora smantellato. Questa è la mappa aggiornata degli eventi occorsi nel 2014.
![]() |
IMB Piracy & Armed Robbery Map 2014 |
Affrontiamo quindi questo tratto di mare con un po’ di apprensione.
A posteriori possiamo dire che la pirateria si è rivelata essere l’ultima delle nostre preoccupazioni. Durante le oltre 400 miglia percorse lungo la costa occidentale della Malesia, i nostri maggiori problemi sono stati:
- centinaia di navi porta-container e petroliere tra le quali slalomare,
- impressionante quantità di spazzatura, tronchi galleggianti e isole di alghe derivanti da evitare
- reti da pesca mal segnalate, anch’esse da evitare
- totale assenza di vento che ci ha costretto a 62 ore di motore su 65 di navigazione
- corrente spesso contraria, a volte neutra, raramente a favore.
- caldo torrido e umido, senza un attimo di sollievo
- mare non godibile... in questa zona è torbido ed ha il colore di una vernice verde muschio
ZoomaX nello stretto di Singapore circondata dalle navi (triangoli grigi) |
In realtà la città di Malacca è moderna, dell’epoca coloniale è rimasto solo un quartiere storico che conserva i resti di una fortezza e di una chiesa portoghesi costruite nel ‘500, e qualche edificio dell’epoca olandese del ‘600. Dall’altra parte del fiume navigabile c’è Chinatown, quartiere animato, pieno di ristorantini ed antiquari, ognuno in una sequenza di edifici bassi, l’uno diverso dall’altro
George Town si trova circa 200 miglia più a nord, sull’isola di Penang del cui stato è capitale.
Ci arriviamo all’imbrunire, dopo essere passati sotti due ponti. Il nostro albero è alto 22 metri, i ponti hanno una luce tra i 28 ed i 32 metri (le informazioni sono discordanti) ma visto da sotto fa impressione... fino all’ultimo momento sembra di non passarci. Ancoriamo di fronte al centro coloniale di George Town al buio, sullo sfondo le luci di decine di grattacieli.
Il giorno dopo scendiamo a terra, in visita al centro coloniale, riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità. Lasciamo il tender in testa al Chew Jetty, l’antico pontile del clan Chew, il quale si sviluppa in mezzo ad una fila di case su palafitta, tuttora abitate. George Town, a differenza di Malacca, ha conservato una gran quantità di edifici del periodo coloniale. Decidiamo di vagare senza meta e ci perdiamo nelle viuzze del quartiere cinese, passeggiamo sotto centinaia di lanterne rosse, entriamo nei negozi di tè, osserviamo gli artigiani lavorare nelle loro minuscole botteghe, poi il profumo di spezie ci attira nel quartiere indiano, sprofondiamo il naso nei secchi di plastica pieni di curry dai colori sgargianti, curcuma, bastoncini di cannella di tutte le dimensioni, peperoncini piccanti, chiodi di garofano, e poi lenticchie gialle, verdi, rosse, fagioli di tutte le specie e dimensioni.
A George Town incontriamo Luana e Romano, anche loro in giro per il mondo con Agogo, un Amel Super Maramu. E’ da un anno che ci scriviamo e finalmente ci conosciamo.
Insieme partiamo per Langkawi
Noi ci fermeremo lì per qualche settimana. Lasciamo ZoomaX nel marina di Rebak per fare un salto in Italia a salutare parenti ed amici.
Nel frattempo guardiamo avanti: il timore della pirateria somala ci pone un grande dilemma sulla rotta da percorrere per raggiungere il Mediterraneo, via Mar Rosso o via Sud Africa. Decisione importante, da valutare attentamente.
Seguite i nostri spostamenti cliccando sulla mappa ‘Dove siamo’, in alto a destra
Nessun commento:
Posta un commento