Andare per mare, per conoscere la terra



sabato 26 luglio 2014

Vanuatu nord

Nel nord di Vanuatu si trovano due piccoli arcipelaghi, Banks e Torres. Ci siamo andati da clandestini, dopo aver fatto l’uscita dal paese a Luganville.
In queste isole abbiamo incontrato gente meravigliosa e nuotato nel mare più blu del mondo!




 Arriviamo dopo una notte di navigazione in una baia sul lato ovest di Vanua Lava, attratti da una bella cascata visibile da lontano, che sembra si tuffi direttamente in mare. Il tempo è uggioso. Molti locali vengono a salutarci con le loro piroghe. Siamo stanchi, rimandiamo la discesa a terra a domani, e l’indomani questa terra ci regalerà una giornata speciale.  



Di seguito un estratto dal diario di bordo:
Veniamo accolti dal Chief Kerely e la sua famiglia. Ci dà il benvenuto con una cerimonia molto formale ma calorosa. Il suo discorso spazia da ambiti pratici (qui c’è la malaria, proteggetevi, oppure, attenti a fare il bagno alla cascata, la corrente è forte) ad altri spirituali (voi siete bianchi, noi neri, ma viviamo tutti sotto lo stesso sole e come i fiori abbiamo colori diversi) e ancora, di comportamento (siete nostri ospiti, potete camminare lungo i nostri sentieri, ma è più saggio farvi accompagnare da uno di noi).
La moglie offre a ciascuno di noi un fiore di ibisco.
Dopodiché, insieme all’equipaggio di Sikkim, partiamo per andare a visitare la scuola, che si trova ad un’ora abbondante di cammino. Il sentiero sale e scende lungo la costa, a tratti lungo il mare o nella vegetazione rigogliosa, o ancora tra piantagioni di palme. Attraversiamo diversi agglomerati di capanne, dove abitano intere famiglie con nonni, figli, nuore e nipoti; veniamo accolti con calore da tutti, parlano volentieri. Abbiamo con noi diverse cose da regalare: magliette, cibo in scatola, batterie. Questa parte dell’isola è molto remota, non esiste strada e per raggiungere il paese più grande di Vanua Lava (Sola), situato sull’altra costa, ci vuole un giorno di cammino. Le persone non hanno niente di più di quello che offre loro la terra ed il mare.


Il bucato steso

Animali domestici



La scuola è costituita da 3 capanne. Il posto è magnifico. I bambini sono 35 e l’insegnante, Nombus, ci spiega che la scuola è recente, costruita nel 2011. Fino ad allora da questo lato dell’isola non c’era possibilità di studiare, infatti la maggior parte dei genitori di questi bambini sono analfabeti. E’ stato un abitante del villaggio ad aver chiesto ed ottenuto dal governo l’autorizzazione a mettere su una scuola primaria. Le strutture sono state costruite dai genitori dei bambini. L’insegnante, francofono, viene dall’isola di Santa Maria.





Nombus, l'insegnate


 Al ritorno veniamo accompagnati dai bambini che tornano alle loro case lungo il percorso. 

Pol tra i ragazzi
Una delle famiglie da cui ci eravamo fermati all’andata ci invita per uno spuntino a base di patata dolce con crema di cocco accompagnato da un cocco da bere. Delizioso!
Arriviamo a Waterfall Bay al tramonto e facciamo ancora un tuffo nella piscina naturale alla base della cascata. I ragazzi alla sera vanno a pesca con i locali e torneranno con un bottino di 6 aragoste!


Alle Banks alcune isole hanno conformazione corallina sul genere delle Tuamotu. Lasciando Waterfall bay ci rechiamo a Rowa Islands. Qui troviamo l’acqua del mare di un blu mozzafiato.



L’ultima isola di Banks che visitiamo è Ureparapara, antico vulcano, la cui caldera, sprofondata nel mare, si è aperta da un lato creando un grande bacino protetto. Ancoriamo sul lato sud, in posizione 13°32,583S 167°20,475E. L’ambiente è piuttosto opprimente, con i ripidi bordi del cratere che incombono ricoperti da nuvole perenni.


Veniamo subito circondati da canoe con uomini e bambini del villaggio, tra questi conosciamo il Chief Nicholson, che ci porta in dono delle ghirlande di fiori. Lo invitiamo a bordo e gli offriamo una coca-cola. Se la beve con gusto e alla fine molla un rutto che rimarrà nella storia!

Chief Nicholson e le ghirlande che ci ha offerto. Sorry per le nostre facce da posa!
L’ultima sosta a Vanuatu è a Hayter Bay,  all’isola di Tegue, Torres. Anche qui il colore e la limpidezza dell’acqua sono straordinari. 


Insieme ai Sikkim ci prepariamo per la partenza, ci aspettano circa 800 miglia di navigazione per raggiungere le Luisiadi in Papua Nuova Guinea.


Come conclusione ‘El calvo’ dei Sikkim, in ringraziamento delle numerose foto che arricchiscono questo post! 


Seguite i nostri spostamenti cliccando sulla mappa ‘Dove siamo’, in alto a destra.

giovedì 3 luglio 2014

Vanuatu





Dopo tre giorni di navigazione con l’aliseo stabile sui 15-20 nodi atterriamo a Port Resolution, sull’isola di Tanna, il nostro primo scalo a Vanuatu, dove ci aspettano gli amici spagnoli di Sikkim.
Questa terra ci conquista fin dal primo momento, per la sua natura incontaminata e la genuinità della sua gente.
La più grande attrazione di Tanna è il suo vulcano, il Monte Yasur.
Dopo aver risalito le sue pendici in macchina, attraversando un paesaggio lunare, fatto di sabbia e rocce nere, percorriamo a piedi gli ultimi 200-300 metri lungo un ripido sentiero. Al tramonto arriviamo sull’orlo del cratere, un buco di circa 300 metri di diametro, da cui esce una densa nube, che si sposta con il vento.




Il Yasur è noto per essere il vulcano attivo più accessibile al mondo. Effettivamente la caldera è proprio li, pochi metri sotto di noi; con la luce del giorno vediamo solo dei fuochi d’artificio ad intermittenza che zampillano dal cratere, impressionante è invece il suono emesso dal vulcano ogni 5-10 minuti: un ruggito così forte e profondo che mette i brividi.


Al calare del buio la caldera si illumina, le bocche attive al suo interno sono due, con la lava incandescente che ribolle e viene sparata sui bordi del cratere a ritmo regolare. Lo spettacolo è indimenticabile.


Sempre a Tanna abbiamo la fortuna di partecipare ad una cerimonia tradizionale.
Seguiamo un sentiero ed arriviamo ad una spianata, dove ci sono 200-300 persone riunite. Le donne e le bambine sono vestite in abiti tradizionali, con decorazioni in testa ed i visi dipinti. Gli uomini stanno disponendo doni per terra; sono tappeti intrecciati di foglie pandano, stuoie e parei, tuberi, rami di canna da zucchero, pesci, e tanto altro. Anche alcuni maiali vivi, legati per le zampe, vengono trasportati al centro dell’arena ed ammazzati a bastonate in testa.
La gente è molto rilassata, chiacchiera, ride, mangia; i bambini giocano. E’ chiaramente un giorno di festa. Anche noi veniamo coinvolti dall’atmosfera, le donne ci raccontano volentieri che queste cerimonie si svolgono in tutte le occasioni in cui c’è qualcosa da celebrare: i matrimoni, le circoncisioni, i funerali.
A un certo punto cala il silenzio ed i capi villaggi iniziano a parlare. Uno alla volta vanno nel centro dell’arena e fanno un discorso. Sostanzialmente in queste occasioni si stabiliscono le relazioni di buona convivenza tra i villaggi e si dipanano eventuali divergenze. Al termine dei discorsi inizia lo scambio dei doni, e subito dopo cominciano le danze, gli uomini in cerchio al centro e le donne intorno con i bambini. Tutti cantano e ballano battendo mani e piedi, senza alcuno strumento musicale. Ci rimane impresso il rumore dei piedi che risuona forte su questa terra vulcanica.
Noi siamo ospiti graditi, ma in definitiva tutti sono piuttosto indifferenti alla nostra presenza. Osserviamo tutto questo abbastanza sbalorditi e senza parole. E’ così autentico, spontaneo, primitivo, non eravamo preparati a fare un balzo così improvviso  in un altro mondo.





I doni vengono offerti



e ricevuti



Infine iniziano le danze



Al termine della cerimonia una coppia di australiani, ancorati con la loro barca vicino a noi e presenti alla cerimonia, inizia la ditribuzione di occhiali da vista. Ne hanno raccolti migliaia di paia tramite i Lions di Brisbane, ed ora li regalano a tutti coloro che ne hanno bisogno. La fila si fa presto lunga. Il processo è semplice, a ciascuno viene dato un foglio da leggere con le scritte di diverse dimensioni, proprio come dall’oculista, per capire la gradazione necessaria, e di conseguenza si assegna un paio di occhiali adeguato. Il sorriso che le persone manifestano nel momento in cui riescono a vedere bene, esprime tutta la loro gratitudine.
Una gran bella iniziativa!



Ci trasferiamo a Port Vila, la capitale di Vanuatu. La città è trafficata, caotica e poco interessante dal punto di vista archittetonico, ma ben fornita di generi vari di consumo ed alimentari, decisamente meglio delle città fijiane. L’eredità della passata cogestione anglo-francese è sotto i nostri occhi. Ci sono bistrot e pub ben mescolati, le boulangeries si alternano ai fish & chips, tutte le insegne ed i cartelli sono scritti sia in francese che in inglese.
In realtà il Condominium, così vengono ricordati gli oltre 70 anni in cui inglesi e francesi governarono insieme a Vanuatu, dal 1906 al 1980, non è stato un esempio da seguire. Infatti riuscirono a mettersi d’accordo su niente e tutte le istituzioni furono duplicate: due sistemi legislativi, due polizie, due sistemi scolastici, etc.

Ci fermiamo a Port Vila un paio di giorni, e ne approfittiamo per fare cambusa e ottenere il permesso di navigazione per le isole settentrionali del paese.


Paolo aspetta Anna, in dogana da 2 ore!
Il mercato ortofrutticolo merita una menzione, resta aperto 24 ore su 24, di giorno animato, pieno di gente e di colori, di notte tutto illuminato ma deserto di clienti, con tutti i venditori che dormono sdraiati sulle stuoie dietro ai loro banchi pieni di frutta e verdura.




Oggi a Vanuatu ci sono 3 lingue ufficiali: l’inglese, il francese ed il bislama,  un idioma pidgin che si è evoluto dall’inglese. Tuttavia i Ni-Vanuatu tra loro parlano il dialetto indigeno, che è diverso da villaggio a villaggio. 
La buona eredità di questo pasticcio dell’epoca coloniale, è che tutti parlano bene inglese e/o francese.


Questo cartello è in bislama. La sua origine inglese è inequivocabile:
'Don’t be afraid to talk, take the first step and talk about HIV, you can make one good thinking about your life and your family.
You’ve got one life, no more
And you must not be spoiled by sex'

Continuiamo a navigare verso nord, sempre insieme ai nostri amici Pol ed Inaki, che sono stati raggiunti dalla mamma di Inaki, Maity e la sua amica Ana.

Sikkim sotto spi
Ad Epi abbiamo la grande fortuna di vedere un dugongo, mammifero in estinzione. Viene in superficie a respirare, proprio di fianco a ZoomaX. Ci buttiamo subito in acqua e lo seguiamo. Sta mangiando il sottile strato di alghe che ricopre la sabbia. Viene chiamato ‘vacca di mare’, effettivamente pascola... in fondo al mare!



Al suo seguito decine di tartarughe


Visitiamo alcuni villaggi e in uno di questi, sull’isola di Ambrym, veniamo invitati ad un matrimonio, anzi sono due coppie a sposarsi.
Anche in questo caso i doni non mancano.


Ecco la prima sposa, con le donne della sua famiglia

La sposa con la ghirlanda di fiori ed il talco nei capelli
E la seconda, che riceve in dono l'immancabile maiale, ammazzato ai suoi piedi



Noi regaliamo agli sposi un barracuda, pescato in navigazione la mattina stessa. Viene molto apprezzato. Non avremmo mai immaginato di presentarci ad un matrimonio con un pesce come regalo di nozze!

A Pentecoste vediamo le famose torri da cui giovani uomini si lanciano nel vuoto legati con delle liane alle caviglie, da un’altezza di 30 metri. Una versione primitiva del bungee jumping. E’ una tradizione antica. I documentari  della BBC attribuiscono a questa impresa pericolosa un significato simbolico di buon auspicio per il raccolto dello yam.  Le persone con cui parliamo in realtà ci dicono si tratta di un gioco, la vera motivazione che li spinge a saltare dalle torri è il divertimento, nient’altro. I land diving, o n’gol avvengono tra aprile e giugno, quando le liane sono elastiche. Siamo a fine stagione; non assistiamo a nessuna esibizione.





Anche il mare ci regala emozioni. Ci immergiamo a The Wall, così battezzato dagli amici di Malaika5, che scoprirono questa parete nel 2009, e oggi ci forniscono le coordinate precise per arrivarci. L’acqua è limpida, il pesce abbondante - tonni, squali, aquile di mare, dentici, cernie - e il corallo ricco.  Non si può desiderare altro durante un’immersione. Grazie Paolo!



Nei prossimi giorni visiteremo le isole più settentrionali del paese, gli arcipelaghi di Banks e Torres, poi partiremo per la Papua Nuova Guinea.
Lasciamo Vanuatu a malincuore. 


Un grazie all’equipaggio di Sikkim, che ha condiviso con noi le sue immagini, ed è l’autore di alcuni scatti di questo post.

Seguite i nostri spostamenti cliccando sulla mappa ‘Dove siamo’, in alto a destra