Nel nord di Vanuatu si trovano due piccoli arcipelaghi, Banks e Torres. Ci siamo andati da clandestini, dopo aver fatto l’uscita dal paese a Luganville.
In queste isole abbiamo incontrato gente meravigliosa e nuotato nel mare più blu del mondo!
In queste isole abbiamo incontrato gente meravigliosa e nuotato nel mare più blu del mondo!
Arriviamo dopo una notte di navigazione in una baia sul lato ovest di Vanua Lava, attratti da una bella cascata visibile da lontano, che sembra si tuffi direttamente in mare. Il tempo è uggioso. Molti locali vengono a salutarci con le loro piroghe. Siamo stanchi, rimandiamo la discesa a terra a domani, e l’indomani questa terra ci regalerà una giornata speciale.
Di seguito un estratto dal diario di bordo:
Veniamo accolti dal Chief Kerely e la sua famiglia. Ci dà il benvenuto con una cerimonia molto formale ma calorosa. Il suo discorso spazia da ambiti pratici (qui c’è la malaria, proteggetevi, oppure, attenti a fare il bagno alla cascata, la corrente è forte) ad altri spirituali (voi siete bianchi, noi neri, ma viviamo tutti sotto lo stesso sole e come i fiori abbiamo colori diversi) e ancora, di comportamento (siete nostri ospiti, potete camminare lungo i nostri sentieri, ma è più saggio farvi accompagnare da uno di noi).
La moglie offre a ciascuno di noi un fiore di ibisco.
Dopodiché, insieme all’equipaggio di Sikkim, partiamo per andare a visitare la scuola, che si trova ad un’ora abbondante di cammino. Il sentiero sale e scende lungo la costa, a tratti lungo il mare o nella vegetazione rigogliosa, o ancora tra piantagioni di palme. Attraversiamo diversi agglomerati di capanne, dove abitano intere famiglie con nonni, figli, nuore e nipoti; veniamo accolti con calore da tutti, parlano volentieri. Abbiamo con noi diverse cose da regalare: magliette, cibo in scatola, batterie. Questa parte dell’isola è molto remota, non esiste strada e per raggiungere il paese più grande di Vanua Lava (Sola), situato sull’altra costa, ci vuole un giorno di cammino. Le persone non hanno niente di più di quello che offre loro la terra ed il mare.
Veniamo accolti dal Chief Kerely e la sua famiglia. Ci dà il benvenuto con una cerimonia molto formale ma calorosa. Il suo discorso spazia da ambiti pratici (qui c’è la malaria, proteggetevi, oppure, attenti a fare il bagno alla cascata, la corrente è forte) ad altri spirituali (voi siete bianchi, noi neri, ma viviamo tutti sotto lo stesso sole e come i fiori abbiamo colori diversi) e ancora, di comportamento (siete nostri ospiti, potete camminare lungo i nostri sentieri, ma è più saggio farvi accompagnare da uno di noi).
La moglie offre a ciascuno di noi un fiore di ibisco.
Dopodiché, insieme all’equipaggio di Sikkim, partiamo per andare a visitare la scuola, che si trova ad un’ora abbondante di cammino. Il sentiero sale e scende lungo la costa, a tratti lungo il mare o nella vegetazione rigogliosa, o ancora tra piantagioni di palme. Attraversiamo diversi agglomerati di capanne, dove abitano intere famiglie con nonni, figli, nuore e nipoti; veniamo accolti con calore da tutti, parlano volentieri. Abbiamo con noi diverse cose da regalare: magliette, cibo in scatola, batterie. Questa parte dell’isola è molto remota, non esiste strada e per raggiungere il paese più grande di Vanua Lava (Sola), situato sull’altra costa, ci vuole un giorno di cammino. Le persone non hanno niente di più di quello che offre loro la terra ed il mare.
Il bucato steso |
Animali domestici |
La scuola è costituita da 3 capanne. Il posto è magnifico. I bambini sono 35 e l’insegnante, Nombus, ci spiega che la scuola è recente, costruita nel 2011. Fino ad allora da questo lato dell’isola non c’era possibilità di studiare, infatti la maggior parte dei genitori di questi bambini sono analfabeti. E’ stato un abitante del villaggio ad aver chiesto ed ottenuto dal governo l’autorizzazione a mettere su una scuola primaria. Le strutture sono state costruite dai genitori dei bambini. L’insegnante, francofono, viene dall’isola di Santa Maria.
Nombus, l'insegnate |
Al ritorno veniamo accompagnati dai bambini che tornano alle loro case lungo il percorso.
Pol tra i ragazzi |
Una delle famiglie da cui ci eravamo fermati all’andata ci invita per uno spuntino a base di patata dolce con crema di cocco accompagnato da un cocco da bere. Delizioso!
Arriviamo a Waterfall Bay al tramonto e facciamo ancora un tuffo nella piscina naturale alla base della cascata. I ragazzi alla sera vanno a pesca con i locali e torneranno con un bottino di 6 aragoste!
Arriviamo a Waterfall Bay al tramonto e facciamo ancora un tuffo nella piscina naturale alla base della cascata. I ragazzi alla sera vanno a pesca con i locali e torneranno con un bottino di 6 aragoste!
Alle Banks alcune isole hanno conformazione corallina sul genere delle Tuamotu. Lasciando Waterfall bay ci rechiamo a Rowa Islands. Qui troviamo l’acqua del mare di un blu mozzafiato.
L’ultima isola di Banks che visitiamo è Ureparapara, antico vulcano, la cui caldera, sprofondata nel mare, si è aperta da un lato creando un grande bacino protetto. Ancoriamo sul lato sud, in posizione 13°32,583S 167°20,475E. L’ambiente è piuttosto opprimente, con i ripidi bordi del cratere che incombono ricoperti da nuvole perenni.
Veniamo subito circondati da canoe con uomini e bambini del villaggio, tra questi conosciamo il Chief Nicholson, che ci porta in dono delle ghirlande di fiori. Lo invitiamo a bordo e gli offriamo una coca-cola. Se la beve con gusto e alla fine molla un rutto che rimarrà nella storia!
Chief Nicholson e le ghirlande che ci ha offerto. Sorry per le nostre facce da posa! |
L’ultima sosta a Vanuatu è a Hayter Bay, all’isola di Tegue, Torres. Anche qui il colore e la limpidezza dell’acqua sono straordinari.
Insieme ai Sikkim ci prepariamo per la partenza, ci aspettano circa 800 miglia di navigazione per raggiungere le Luisiadi in Papua Nuova Guinea.
Come conclusione ‘El calvo’ dei Sikkim, in ringraziamento delle numerose foto che arricchiscono questo post!
Seguite i nostri spostamenti cliccando sulla mappa ‘Dove siamo’, in alto a destra.