Siamo in Sudan finalmente! Questo angolo di mondo così remoto e sconosciuto ai più, a noi è molto caro. Proprio qui è cominciata la nostra storia d’amore, e oggi ci ritorniamo, con 10 anni di più sulle spalle, ma grati per quello che la vita insieme ci ha riservato.
La scintilla allora scattò sotto la superficie del mare, ed è stata proprio la comune passione per il grande blu a portarci lontano.
L’arrivo a Suakin è molto suggestivo. Si trova al fondo di una marsa (fiordo del Mar Rosso) che penetra nel deserto per oltre due miglia. Ancoriamo a sud dell’isola dove si trova l’antica città, oramai quasi completamente distrutta. Il fondo sabbioso è buon tenitore e l’ancoraggio protetto a 360°.
La scintilla allora scattò sotto la superficie del mare, ed è stata proprio la comune passione per il grande blu a portarci lontano.
L’arrivo a Suakin è molto suggestivo. Si trova al fondo di una marsa (fiordo del Mar Rosso) che penetra nel deserto per oltre due miglia. Ancoriamo a sud dell’isola dove si trova l’antica città, oramai quasi completamente distrutta. Il fondo sabbioso è buon tenitore e l’ancoraggio protetto a 360°.
Poco dopo un uomo a terra attira la nostra attenzione. Si tratta di Mohammed Bubaker, l’agente che si occuperà della nostra clearance e del permesso di navigazione, ci fornirà il gasolio, ci procurerà valuta locale e una sim card per telefono e internet, ci accompagnerà a visitare il museo di Suakin, e ci porterà a Port Sudan per fare cambusa. Il tutto con un’efficienza svizzera e naturalmente con dei buoni margini di guadagno per lui.
Ci fermiamo a Suakin una settimana.
Il centro della città antica sorge su un’isola, le sue origini risalgono al medioevo, e per molti secoli, sotto il dominio ottomano, egiziano e britannico fu il principale porto del Mar Rosso, da cui partivano verso oriente preziose materie prime provenienti da tutta l’Africa: oro, gomma, avorio, caffè, cotone; da qui salpavano anche navi cariche di schiavi .
L’apertura del Canale di Suez nel 1866 rappresentò il momento di massimo splendore ma anche l’inizio del declino di Suakin, in quanto porto inadeguato per le dimensioni delle navi, che diventavano sempre più grandi.
Ai primi del ‘900 gli inglesi fondarono Port Sudan, e vi trasferirono tutto il traffico marittimo.
Purtroppo è bastato un secolo di abbandono per trasformare gli edifici in pietra corallina di Suakin in un ammasso di macerie. Solo qualche frammento di muro ancora in piedi per miracolo, ne lascia intuire gli antichi splendori.
Il centro della città antica sorge su un’isola, le sue origini risalgono al medioevo, e per molti secoli, sotto il dominio ottomano, egiziano e britannico fu il principale porto del Mar Rosso, da cui partivano verso oriente preziose materie prime provenienti da tutta l’Africa: oro, gomma, avorio, caffè, cotone; da qui salpavano anche navi cariche di schiavi .
L’apertura del Canale di Suez nel 1866 rappresentò il momento di massimo splendore ma anche l’inizio del declino di Suakin, in quanto porto inadeguato per le dimensioni delle navi, che diventavano sempre più grandi.
Ai primi del ‘900 gli inglesi fondarono Port Sudan, e vi trasferirono tutto il traffico marittimo.
Purtroppo è bastato un secolo di abbandono per trasformare gli edifici in pietra corallina di Suakin in un ammasso di macerie. Solo qualche frammento di muro ancora in piedi per miracolo, ne lascia intuire gli antichi splendori.
A sorpresa tra le rovine spiccano due moschee di dubbio gusto, nuove di zecca.
È stato costruito anche un hotel, opere che ci dicono essere state finanziate e realizzate dai turchi.
Anche la parte di città vecchia sulla terraferma sembra essere stata colpita da gravi calamità, ma resta carica di fascino.
È stato costruito anche un hotel, opere che ci dicono essere state finanziate e realizzate dai turchi.
Anche la parte di città vecchia sulla terraferma sembra essere stata colpita da gravi calamità, ma resta carica di fascino.
Una coppia va a spasso, lei non ha scelto le scarpe adatte, lui da buon cavaliere le da una mano. Non perdete i dettagli!
Nel museo di Suakin, finanziato da un privato cittadino, si ripercorre la storia di questa gloriosa città ricreando gli ambienti urbani e domestici.
Quando il vento finalmente diminuisce ripartiamo con AGoGo. È ora di far conoscere ai nostri amici quello che per noi è l’ambiente sottomarino più bello del mondo. Sanganeb, Sha’ab Rumi, arriviamo!!!
Ci siamo immersi decine di volte su questi reef, ma ogni volta l’emozione è grande. La quantità e varietà di pesci e di corallo non ha eguali, ad ogni tuffo si può ammirare l’intera catena alimentare marina, la limpidezza dell’acqua è straordinaria, insomma, un vero godimento.
Ci siamo immersi decine di volte su questi reef, ma ogni volta l’emozione è grande. La quantità e varietà di pesci e di corallo non ha eguali, ad ogni tuffo si può ammirare l’intera catena alimentare marina, la limpidezza dell’acqua è straordinaria, insomma, un vero godimento.
Siamo ancorati nella laguna di Sha’ab Rumi insieme al Felicidad, dove ritroviamo Aurora, cara amica di vecchia data, che insieme a Marina ci coccolerà, nutrirà, e vizierà per tre giorni. L’energia, la passione, l’entusiasmo e la generosità di queste ragazze sono inesauribili, trascinandoci ogni volta con rinnovata curiosità ad ammirare questo mondo straordinario.
Da Sha’ab Rumi, dirigiamo a nord. L’ultima tappa sudanese è a Marsa Shin’ab. Il centro del canale è abbastanza profondo, circa 25 metri, sul bordo sale ripida la barriera corallina. Seguiamo il percorso tortuoso della marsa per circa due miglia, poi si divide in tre profonde anse. Ci infiliamo nel ramo centrale in direzione ovest dove al fondo domina un immenso albero solitario circondato dal deserto. Sullo sfondo montagne anch’esse sabbiose. Non c’è alcun segno di vita salvo una pista su cui transita saltuariamente un camion lasciandosi dietro una scia di polvere.
Il mattino successivo salpiamo, destinazione Egitto, la meteo è favorevole (quasi totale assenza di vento) e ci hanno consigliato di evitare soste nel tratto di costa di 100 miglia a cavallo tra Egitto e Sudan - il confine è ancora oggetto di disputa - perché presidiato da militari di entrambe le parti, a volte un po’ nervosetti.
Giustappunto... mentre stiamo ripercorrendo la marsa in uscita ci viene incontro una lancia con cinque uomini a bordo, di cui uno solo in divisa, ed un mitra in bella vista montato a prua.
Giustappunto... mentre stiamo ripercorrendo la marsa in uscita ci viene incontro una lancia con cinque uomini a bordo, di cui uno solo in divisa, ed un mitra in bella vista montato a prua.
Niente li identifica come militari, ma a questo ormai ci siamo abitutati fin dal nostro arrivo in Africa. La lancia si affianca a ZoomaX, gli uomini non parlano inglese ma hanno un atteggiamento amichevole. Sporgiamo subito loro il nostro permesso di navigazione a cui danno un’occhiata veloce e svogliata. A quel punto fanno la loro unica richiesta: beers! Neghiamo le birre ma regaliamo loro un pacchetto di sigarette. Contenti ci salutano e vanno da AGoGo a riscuotere il secondo omaggio senza neanche guardare i loro documenti.
In mare aperto la calma è totale, dopo le bolinate degli ultimi tempi la accogliamo con piacere.
In mare aperto la calma è totale, dopo le bolinate degli ultimi tempi la accogliamo con piacere.