Andare per mare, per conoscere la terra



mercoledì 28 marzo 2018

Oceano Atlantico, traversata con pit stop


Fernando de Noronha
Prima di scrivere queste righe siamo andati a rileggere il post sulla prima traversata atlantica dalle Canarie alla Martinica. Le premesse erano quelle di una traversata veloce ed agevole a latitudini tropicali lungo ‘l’autostrada degli alisei’. In realtà furono 3.000 miglia percorse in 20 lunghi giorni con condizioni di vento variabili e onda incrociata fastidiosa (post pubblicato il 9 gennaio 2013, nella sezione Traversate oceaniche).
Questa volta partiamo da Capo Verde per arrivare in Brasile a Salvador da Bahia, circa 2.000 miglia attraverso l’equatore, pronti ad affrontare la bonaccia nel passaggio dall’emisfero boreale a quello australe e la navigazione di bolina con l’aliseo di sud-est.
A missione compiuta il bilancio è favorevole. Le condizioni del vento nella prima parte della traversata sono state particolarmente tranquille, con aria sui 10-15 nodi al gran lasco che ci hanno comunque consentito di navigare a vela fino ai 03° nord. L’ingresso nella ITCZ (zona di convergenza intertropicale) è stato netto ma ci ha fatto penare soltanto per un giorno, costringendoci a smotorare per una ventina di ore; l’aliseo di sud-est si è manifestato già a 01° nord con un’intensità ed un angolo “confortevoli”.
Ecco un estratto del diario di bordo sul passaggio dell’equatore:

11/03/2018

Massimo ci scrive dicendoci di stare il più a ovest possibile per evitare una bolla senza aria posizionata ad est e cercare di arrivare nella zona della calme equatoriali con un angolo al vento decente.
Per ora la meteo continua a prevedere un nord-est che nella ITCZ ruoterà a est indebolendosi e poi sud-est, aumentando solo oltre i 02° sud, ma sappiamo che in questa zona l’evoluzione è molto rapida e può cambiare da un giorno all’altro.
Il clima diventa sempre più pesante, la temperatura all’interno della barca è sui 32-33° e l’umidità sale oltre il 70%
12/03/2018
…stiamo chiaramente entrando nella zona della ITCZ.
Di notte vediamo comparire  i primi lampi, inizialmente non associati a pioggia.
Alle 0200, mentre siamo poco sopra i 03°N veniamo investiti da un grande temporale. Pioggia a secchiate, vento di direzione variabile con raffiche a 25 nodi, lampi, tuoni. Prima chiudiamo il fiocco tangonato e procediamo con randa e trinchetta, poi il vento diventa troppo ballerino allora decidiamo di tirare giù tutto e accendere il motore finché la situazione non si ristabilizza. Quando i lampi ci passano sopra spegniamo per un’oretta gli strumenti. Passato il groppo il vento molla del tutto. Procediamo a motore.
All’alba torna un leggero vento da nord-est. Riprendiamo ad andare a vela. Il cielo comunque è perturbato, i groppi ci sfilano intorno, le condizioni sono instabili. Il vento dura poco; quando la velocità scende sotto i 4 nodi riaccendiamo il motore e proseguiamo così tutto il giorno.
Continua a fare molto caldo, di giorno 33-34°, di notte non scende sotto i 30°. Non riposiamo bene.
13/03/2018
Verso mezzanotte si alza un leggero vento da est. Issiamo la randa, apriamo il fiocco e spegniamo il motore. Non è costante quindi per tutta la notte alterniamo vela e vela-motore.
Passiamo ad ovest degli scogli di San Pedro e Paulo, tenendoli ad una distanza di sicurezza di 10 miglia, vediamo la debole luce di quello che forse dovrebbe essere un faro e, poco più in la, un chiarore probabilmente proveniente da un peschereccio. All’alba si stabilizzano 10-12 nodi di vento da est. È già l’aliseo di sud-est? Sarebbe un gran colpo di fortuna!


Alle h 14:52 UTC (12:52 locali) attraversiamo l’equatore alla longitudine 29 48,503W. È la terza volta con ZoomaX, la prima nel 2013 vicino alle Galapagos, la seconda nel 2014 in Indonesia.
Il vento aumenta sui 15 nodi e gira a est-sud-est. L’andatura è di bolina larga. Prima del tramonto prendiamo due mani di terzaroli alla randa e sostituiamo il fiocco con la trinchetta, in caso ci sia qualche groppo in giro. Non ci mettiamo ancora in rotta diretta su Fernando, scegliendo di stare più stretti rispetto al vento per non rischiare di trovarci con un angolo di bolina al limite, se il vento dovesse girare a sud-est.
14/03/2018
All’alba poggiamo per fare rotta diretta su Fernando de Noronha. Mancano 180 miglia. Rotta 225°, vento tra i 15-20 nodi da est-sud-est, al traverso. 
Filiamo la lenza in acqua per tutto il giorno, senza successo. Il vento resta stabile fino alla sera quando cala sui 10-12 nodi.
In queste notti nere senza luna le stelle sono le protagoniste! La croce del sud che qualche giorno fa vedevamo bassa sull’orizzonte ora sale ogni notte sempre più alta.


La vista di Fernando de Noronha è un incanto!
Dopo aver trascorso questi ultimi mesi alle Canarie e Capo Verde, isole aride, scure, rocciose, la prima cosa che notiamo avvicinandoci è il verde brillante della natura rigogliosa che la ricopre e le sue dolci forme invitanti ed accoglienti.
Nella zona dell’ancoraggio ci sono un trentina di barche in boa, piccoli pescherecci, barche dei dive centers, altre per i tour turistici. Alla fonda ci sono quattro barche a vela che appaiono e scompaiono al ritmo di una lunga onda oceanica alta almeno due metri che attraversa l’ancoraggio e si schianta su una parete rocciosa producendo un ruggito cavernoso.
L’unica struttura portuale è una diga foranea che protegge un piccolo molo su cui vengono caricate e scaricate modeste barche da lavoro, inadeguato alla gestione di navi da carico. E’ evidente che qui tutto arriva via aerea, compresi gli automezzi, il materiale edile, etc.
Come sempre il primo contatto è con le autorità che si rivelano essere poco autoritarie, tutt’altro! Non ci era ancora mai capitato di essere accompagnati sulla macchina della polizia per un giro esplorativo con relative indicazioni su negozi, banche, ristoranti!
Le pratiche di entrata sono snelle e rapide, alla  Capitania do Portos e alla Policia Federal, ma non economiche: 226,40 R$/gg di tassa di stazionamento + 71,66 R$/gg/testa di tassa ambientale.
In pratica la sosta costa circa 95 €/gg
Inoltre le parti più interessanti dell’isola si trovano all’interno del parco nazionale, con biglietto di ingresso di 195 R$/testa (valido per dieci giorni), totale altri 100 €.
Sarà quindi una visita breve ma intensa e gratificante.
La natura in questo piccolo angolo di paradiso mostra il meglio di sé, la vegetazione tropicale è un’esplosione di colori, le spiagge sono di una bellezza rara, il mare pullula di vita: delfini, squali, tartarughe si avvistano anche passeggiando a terra.
Bisogna riconoscere i meriti degli amministratori che hanno orientato lo sviluppo di Fernando de Noronha verso la conservazione e la protezione dell’ambiente: le strutture alberghiere sono piccole pousadas ad un piano che scompaiono nella vegetazione, i ristoranti sono piuttosto dei chiringuiti ed anche i centri abitati sono immersi nel verde. La presenza di turisti è limitata ad un massimo di 400 persone per volta che si disperdono per l’isola, tra le 16 spiagge, i siti d’immersione, i sentieri nella vegetazione e le gite in barca. La tranquillità e la pace regnano sovrane. 
 







Dopo tre giorni ripartiamo per Salvador da Bahia.
Per le ultime 700 miglia il piano di navigazione prevede di puntare a sud fino alla latitudine 08°S tenendoci al largo della costa brasiliana fino all’altezza di Recife. Questo perché sulla punta più orientale del Brasile la corrente sud-equatoriale proveniente da est si divide in due: un ramo dirige verso nord-ovest per unirsi alla corrente delle Antille, l’altro ramo segue la costa brasiliana verso sud, costituendo la corrente del Brasile. Ecco, vorremmo evitare di incappare nel flusso di corrente verso nord-ovest ed avvicinarci alla costa sicuri di trovare quella favorevole. E così iniziamo a bolinare contro l’aliseo di sud-est per un paio di giorni, per poi metterci in rotta diretta sulla nostra destinazione, con un andatura prima al traverso ed infine al lasco.

Oltre alla navigazione e alle attività quotidiane di bordo, durante questa traversata ci sono stati due eventi ricorrenti degni di nota. Il primo è la presenza di una massiccia quantità di alghe che poco dopo la partenza da Capo Verde hanno iniziato a manifestarsi, prima in forma di ciuffi sparsi, poi sempre più fitte fino a diventare delle vere e proprie praterie galleggianti che si impigliavano alle appendici dello scafo: timoni, elica e chiglia. Ci hanno costretto a manovrare più volte al giorno, chiudendo le vele per fare una retromarcia al fine di liberarci da questo strascico indesiderato. Solo oltre la zona dell’ITCZ, con la ricomparsa del vento, a questo punto dai quadranti meridionali, le alghe sono improvvisamente scomparse.


Il secondo evento è la costante presenza delle sule, che quasi tutti i giorni venivano a cacciare vicino alla barca. Al passaggio di ZoomaX i pesci volanti fuggivano decollando e sorvolando la superficie del mare per qualche decina di metri. Gli uccelli approfittavano della situazione volteggiando intorno alla barca e nascondendosi dietro le vele per sferrare degli attacchi improvvisi che solitamente andavano a buon fine.  
Osservare la loro tecnica di pesca era affascinante, restavamo ipnotizzati per ore. Purtroppo un giorno una sula ha confuso l’esca che avevamo filato per una preda ed è rimasta impigliata nell’amo. Abbiamo recuperato la lenza con l’uccello attaccato e fortunatamente Paolo è riuscito a slamarlo ed a liberarlo.


Con le ultime luci del tramonto, il 22 marzo siamo entrati nella baia di Todos os Santos, ed abbiamo visto sfilare davanti ai nostri occhi una moltitudine di grattacieli. Ci siamo chiesti se fossimo nel posto giusto…
Salvador da Bahia!


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sabato 24 marzo 2018

Capo Verde



Siamo curiosi e attratti dai contrasti che caratterizzano le informazioni  che leggiamo su Capo Verde. Un paese in cui la terra arida offre poco ma è circondato da un mare tra i più pescosi al mondo. La lingua ufficiale è il portoghese, ma la gente parla creolo. L’economia dipende ancora in gran parte dagli aiuti internazionali e dai numerosi capoverdiani emigrati ma negli ultimi decenni il paese si è conquistato il titolo di Repubblica più ‘democratica’ dell’Africa.  

Per arrivarci ci aspettano 800 miglia di navigazione. Le condizioni meteo previste sono quelle ci si augura all’inizio di ogni traversata: vento al lasco sui 15-20 nodi, tempo bello, temperatura mite. Armiamo la randa con un mano di terzaroli e tangoniamo il fiocco sopravento e via così fino a Sao Vicente.
Il giorno dopo la partenza, appare sul AIS il segnale di Intrepid Elk, un Outremer 51 che avevamo già visto alle Canarie. E’ a meno di 10 miglia di distanza e fa la nostra stessa rotta. E’ un catamarano, deve quindi fare bordi più angolati, ma tiene una buona velocità e resta a raggio AIS per due giorni, finché non lo seminiamo, con grande soddisfazione di Paolo. A Mindelo conosceremo l’equipaggio, Robert e Revle, una simpatica coppia australiana.
Altro diversivo di questa breve traversata sono i delfini, che a gruppetti passano tutti i giorni a salutarci. Una sera, poco prima dell’imbrunire dall’interno della barca li sentiamo, ci chiamano! Usciamo sul ponte e vediamo decine, forse anche un centinaio di stenelle che arrivano saltando. Per una buona mezzora circondano letteralmente la barca, surfano sulle onde, giocano con la prua, saltano fuori dall’acqua atterrando sulla schiena. In mezzo ai grandi ci sono anche tanti piccoli, sembra proprio si stiano divertendo un mondo, e noi li incitiamo, fischiamo, battiamo le mani, e con il sorriso stampato in faccia li guardiamo ammirati.

Il primo impatto con Mindelo è positivo. La grande baia su cui si affaccia la città è gradevole, nonostante la presenza del porto commerciale, di molte navi alla fonda, di diversi relitti semiaffondati e del viavai del traghetto di collegamento con l’isola vicina di Santo Antao.



Gettiamo l’ancora davanti al piccolo marina, dove nel 2016 Anna aveva lavorato all’organizzazione dell’ARC.


Le pratiche doganali di ingresso nel paese sono veloci ed economiche: è sufficiente presentarsi alla Polizia Marittima (Policia de Fronteira) e all’Immigrazione. Non è richiesto di andare in dogana a meno che non si abbiano beni da importare o animali a bordo.
Mindelo, seconda per dimensione dopo la capitale Praia, è la città dell’arte, della cultura, della musica. La popolazione è rappresentata da un bel mix afro-portoghese, l’atmosfera è vivace, le strade sono affollate, ci sono molti locali, quasi tutti piccoli bugigattoli con quattro tavolini, dove immancabilmente tutte le sere si suona musica. Gli artisti lavorano nei loro atelier, ed espongono le opere in varie mostre sparse per la città. Facciamo visita a Joana Pinto, che ci mostra la foto di una sua tela, donata a papa Francesco dall’ambasciatore capoverdiano.
Al mercato del pesce l’attività ferve, i pescatori sbarcano a ritmo continuo grandi tonni, kingfish, wahoo, e poi dentici, lecce, sgombri a non finire, tutti i pesci vengono puliti da una squadra di uomini efficientissimi, e disposti sui banchi dove a vendere sono le donne.



 




Con il ferry andiamo a visitare la vicina Santo Antao, un’isola di una bellezza che rimane impressa nella memoria. Una antica strada di cubetti di porfido costruita dai portoghesi la attraversa, arrampicandosi sugli aridi pendii vulcanici esposti a sud, fino ad arrivare a La Cova, una caldera spettacolare all’interno della quale vengono coltivate patate e poi giù dal versante nord, più rigoglioso,  fino ai villaggi di pescatori di Ribeira Grande e Ponta do Sol.

 

 

 

 

Ripartiamo con ZoomaX da Mindelo e facciamo una tappa a Santa Luzia, un’isola deserta dove non riusciamo a sbarcare per l’onda imponente che frange sulla spiaggia; ci fermiamo alla fonda un paio di giorni e ne approfittiamo per pulire la carena che si è già ricoperta di un tappetino verde di alghe.


Prima di lasciare Capo Verde ci fermiamo ancora a Brava, l’ultima isola a sud ovest dell’arcipelago. Troviamo riparo dal vento forte a Baia dos Ferreiros. Sulla punta incrociamo dei pescatori, che si affrettano ad allertarci della presenza di alcune rocce affioranti nella baia e ci indicano il posto migliore in cui ancorare. A riva, sulla spiaggetta di ciottoli vediamo un’altra dozzina di barchini da pesca ed in alto sulle rocce un gruppetto di case dove evidentemente vive una piccola comunità.
Il mattino successivo, mentre siamo in acqua per finire di pulire la carena, veniamo spesso interrotti dai bambini che arrivano a nuoto dalla spiaggia, dai pescatori che rientrano alla base dopo l’uscita mattutina e si fermano a fare due chiacchiere, curiosi di sapere da dove veniamo, dove andiamo, cosa stiamo facendo. Comunichiamo con un misto di italo-ispano-portoghese. Ci invitano al villaggio.
Sulla spiaggia i pescatori hanno allestito un piccolo cantiere, dove costruiscono le barche e viene fatta la manutenzione; oggi stanno calafatando una barca, utilizzando le frange di una specie di mocho Vileda.
Saliamo lungo il ripido sentiero fino al villaggio (il pesce viene portato su con una piccola teleferica o con i muli). Si arriva ad un terrazzamento, punto d’arrivo anche della teleferica, che viene utilizzato per comunicare tra la spiaggia ed il villaggio. In pratica per tutto il giorno si sentono uomini, donne e bambini urlare tra Lomba (il villaggio) e Tantum (la spiaggia). Il paese è più grande di quanto ci aspettassimo, piccoli cubetti di cemento che si affacciano da una parte sul mare e dall’altra su una valle verde, dove si coltivano verdure, tuberi e molti alberi da frutta: manghi, papaye, banani.
Un ragazzo ci accoglie e ci fa da guida. A Lomba vivono 200 persone circa. Nel villaggio non circolano auto, gli unici mezzi di trasporto sono due furgoncini, che servono a portare il pesce, la frutta e la verdura al mercato dell’unica cittadina dell’isola, Vila de Nova Sintra. Hanno una scuola primaria ed un’infermeria. L’elettricità è arrivata pochi anni fa, il telefono funziona a singhiozzo, internet non sanno nemmeno cosa sia. La vita ruota tutta intorno alla pesca e agli orti…la sensazione è che qui ci sia spazio solo per ciò che è essenziale.







Contenti di aver visto questo angolo remoto di Capo Verde, salpiamo l’ancora e volgiamo la prua a sud, in direzione del Brasile, ma prima ci aspettano la calme equatoriali da attraversare.

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