Siamo curiosi e attratti dai contrasti che caratterizzano le informazioni che leggiamo su Capo Verde. Un paese in cui la terra arida offre poco ma è circondato da un mare tra i più pescosi al mondo. La lingua ufficiale è il portoghese, ma la gente parla creolo. L’economia dipende ancora in gran parte dagli aiuti internazionali e dai numerosi capoverdiani emigrati ma negli ultimi decenni il paese si è conquistato il titolo di Repubblica più ‘democratica’ dell’Africa.
Per arrivarci ci aspettano 800 miglia di navigazione. Le condizioni meteo previste sono quelle ci si augura all’inizio di ogni traversata: vento al lasco sui 15-20 nodi, tempo bello, temperatura mite. Armiamo la randa con un mano di terzaroli e tangoniamo il fiocco sopravento e via così fino a Sao Vicente.
Il giorno dopo la partenza, appare sul AIS il segnale di Intrepid Elk, un Outremer 51 che avevamo già visto alle Canarie. E’ a meno di 10 miglia di distanza e fa la nostra stessa rotta. E’ un catamarano, deve quindi fare bordi più angolati, ma tiene una buona velocità e resta a raggio AIS per due giorni, finché non lo seminiamo, con grande soddisfazione di Paolo. A Mindelo conosceremo l’equipaggio, Robert e Revle, una simpatica coppia australiana.
Altro diversivo di questa breve traversata sono i delfini, che a gruppetti passano tutti i giorni a salutarci. Una sera, poco prima dell’imbrunire dall’interno della barca li sentiamo, ci chiamano! Usciamo sul ponte e vediamo decine, forse anche un centinaio di stenelle che arrivano saltando. Per una buona mezzora circondano letteralmente la barca, surfano sulle onde, giocano con la prua, saltano fuori dall’acqua atterrando sulla schiena. In mezzo ai grandi ci sono anche tanti piccoli, sembra proprio si stiano divertendo un mondo, e noi li incitiamo, fischiamo, battiamo le mani, e con il sorriso stampato in faccia li guardiamo ammirati.
Il primo impatto con Mindelo è positivo. La grande baia su cui si affaccia la città è gradevole, nonostante la presenza del porto commerciale, di molte navi alla fonda, di diversi relitti semiaffondati e del viavai del traghetto di collegamento con l’isola vicina di Santo Antao.
Gettiamo l’ancora davanti al piccolo marina, dove nel 2016 Anna aveva lavorato all’organizzazione dell’ARC.
Le pratiche doganali di ingresso nel paese sono veloci ed economiche: è sufficiente presentarsi alla Polizia Marittima (Policia de Fronteira) e all’Immigrazione. Non è richiesto di andare in dogana a meno che non si abbiano beni da importare o animali a bordo.
Mindelo, seconda per dimensione dopo la capitale Praia, è la città dell’arte, della cultura, della musica. La popolazione è rappresentata da un bel mix afro-portoghese, l’atmosfera è vivace, le strade sono affollate, ci sono molti locali, quasi tutti piccoli bugigattoli con quattro tavolini, dove immancabilmente tutte le sere si suona musica. Gli artisti lavorano nei loro atelier, ed espongono le opere in varie mostre sparse per la città. Facciamo visita a Joana Pinto, che ci mostra la foto di una sua tela, donata a papa Francesco dall’ambasciatore capoverdiano.
Al mercato del pesce l’attività ferve, i pescatori sbarcano a ritmo continuo grandi tonni, kingfish, wahoo, e poi dentici, lecce, sgombri a non finire, tutti i pesci vengono puliti da una squadra di uomini efficientissimi, e disposti sui banchi dove a vendere sono le donne.
Mindelo, seconda per dimensione dopo la capitale Praia, è la città dell’arte, della cultura, della musica. La popolazione è rappresentata da un bel mix afro-portoghese, l’atmosfera è vivace, le strade sono affollate, ci sono molti locali, quasi tutti piccoli bugigattoli con quattro tavolini, dove immancabilmente tutte le sere si suona musica. Gli artisti lavorano nei loro atelier, ed espongono le opere in varie mostre sparse per la città. Facciamo visita a Joana Pinto, che ci mostra la foto di una sua tela, donata a papa Francesco dall’ambasciatore capoverdiano.
Al mercato del pesce l’attività ferve, i pescatori sbarcano a ritmo continuo grandi tonni, kingfish, wahoo, e poi dentici, lecce, sgombri a non finire, tutti i pesci vengono puliti da una squadra di uomini efficientissimi, e disposti sui banchi dove a vendere sono le donne.
Con il ferry andiamo a visitare la vicina Santo Antao, un’isola di una bellezza che rimane impressa nella memoria. Una antica strada di cubetti di porfido costruita dai portoghesi la attraversa, arrampicandosi sugli aridi pendii vulcanici esposti a sud, fino ad arrivare a La Cova, una caldera spettacolare all’interno della quale vengono coltivate patate e poi giù dal versante nord, più rigoglioso, fino ai villaggi di pescatori di Ribeira Grande e Ponta do Sol.
Ripartiamo con ZoomaX da Mindelo e facciamo una tappa a Santa Luzia, un’isola deserta dove non riusciamo a sbarcare per l’onda imponente che frange sulla spiaggia; ci fermiamo alla fonda un paio di giorni e ne approfittiamo per pulire la carena che si è già ricoperta di un tappetino verde di alghe.
Prima di lasciare Capo Verde ci fermiamo ancora a Brava, l’ultima isola a sud ovest dell’arcipelago. Troviamo riparo dal vento forte a Baia dos Ferreiros. Sulla punta incrociamo dei pescatori, che si affrettano ad allertarci della presenza di alcune rocce affioranti nella baia e ci indicano il posto migliore in cui ancorare. A riva, sulla spiaggetta di ciottoli vediamo un’altra dozzina di barchini da pesca ed in alto sulle rocce un gruppetto di case dove evidentemente vive una piccola comunità.
Il mattino successivo, mentre siamo in acqua per finire di pulire la carena, veniamo spesso interrotti dai bambini che arrivano a nuoto dalla spiaggia, dai pescatori che rientrano alla base dopo l’uscita mattutina e si fermano a fare due chiacchiere, curiosi di sapere da dove veniamo, dove andiamo, cosa stiamo facendo. Comunichiamo con un misto di italo-ispano-portoghese. Ci invitano al villaggio.
Sulla spiaggia i pescatori hanno allestito un piccolo cantiere, dove costruiscono le barche e viene fatta la manutenzione; oggi stanno calafatando una barca, utilizzando le frange di una specie di mocho Vileda.
Saliamo lungo il ripido sentiero fino al villaggio (il pesce viene portato su con una piccola teleferica o con i muli). Si arriva ad un terrazzamento, punto d’arrivo anche della teleferica, che viene utilizzato per comunicare tra la spiaggia ed il villaggio. In pratica per tutto il giorno si sentono uomini, donne e bambini urlare tra Lomba (il villaggio) e Tantum (la spiaggia). Il paese è più grande di quanto ci aspettassimo, piccoli cubetti di cemento che si affacciano da una parte sul mare e dall’altra su una valle verde, dove si coltivano verdure, tuberi e molti alberi da frutta: manghi, papaye, banani.
Un ragazzo ci accoglie e ci fa da guida. A Lomba vivono 200 persone circa. Nel villaggio non circolano auto, gli unici mezzi di trasporto sono due furgoncini, che servono a portare il pesce, la frutta e la verdura al mercato dell’unica cittadina dell’isola, Vila de Nova Sintra. Hanno una scuola primaria ed un’infermeria. L’elettricità è arrivata pochi anni fa, il telefono funziona a singhiozzo, internet non sanno nemmeno cosa sia. La vita ruota tutta intorno alla pesca e agli orti…la sensazione è che qui ci sia spazio solo per ciò che è essenziale.
Il mattino successivo, mentre siamo in acqua per finire di pulire la carena, veniamo spesso interrotti dai bambini che arrivano a nuoto dalla spiaggia, dai pescatori che rientrano alla base dopo l’uscita mattutina e si fermano a fare due chiacchiere, curiosi di sapere da dove veniamo, dove andiamo, cosa stiamo facendo. Comunichiamo con un misto di italo-ispano-portoghese. Ci invitano al villaggio.
Sulla spiaggia i pescatori hanno allestito un piccolo cantiere, dove costruiscono le barche e viene fatta la manutenzione; oggi stanno calafatando una barca, utilizzando le frange di una specie di mocho Vileda.
Saliamo lungo il ripido sentiero fino al villaggio (il pesce viene portato su con una piccola teleferica o con i muli). Si arriva ad un terrazzamento, punto d’arrivo anche della teleferica, che viene utilizzato per comunicare tra la spiaggia ed il villaggio. In pratica per tutto il giorno si sentono uomini, donne e bambini urlare tra Lomba (il villaggio) e Tantum (la spiaggia). Il paese è più grande di quanto ci aspettassimo, piccoli cubetti di cemento che si affacciano da una parte sul mare e dall’altra su una valle verde, dove si coltivano verdure, tuberi e molti alberi da frutta: manghi, papaye, banani.
Un ragazzo ci accoglie e ci fa da guida. A Lomba vivono 200 persone circa. Nel villaggio non circolano auto, gli unici mezzi di trasporto sono due furgoncini, che servono a portare il pesce, la frutta e la verdura al mercato dell’unica cittadina dell’isola, Vila de Nova Sintra. Hanno una scuola primaria ed un’infermeria. L’elettricità è arrivata pochi anni fa, il telefono funziona a singhiozzo, internet non sanno nemmeno cosa sia. La vita ruota tutta intorno alla pesca e agli orti…la sensazione è che qui ci sia spazio solo per ciò che è essenziale.
Contenti di aver visto
questo angolo remoto di Capo Verde, salpiamo l’ancora e volgiamo la prua
a sud, in direzione del Brasile, ma prima ci aspettano la calme
equatoriali da attraversare.
Per sapere dove siamo, clicca sulla mappa in alto a destra
Nessun commento:
Posta un commento